Il nostro cervello potrebbe riuscire a controllare facilmente un terzo pollice robotico: lo rivela uno studio
Cosa distingue l’essere umano dalle altre specie del mondo animale? Sicuramente molte cose ma, se pensiamo ai nostri antenati, c’è una particolare caratteristica fisica che ci distingue e che ci permette di compiere azioni che gli altri non possono fare: abbiamo due pollici opponibili. Perché è tanto utile il pollice opponibile? Essendo ruotato di 90° rispetto alle altre dita, ha una maggiore libertà di movimento: ci consente infatti di afferrare degli oggetti con molta più facilità. E se fosse possibile avere un terzo pollice opponibile?
via sciencedaily
Un team di ricercatori dell'University College di Londra ha avviato una sperimentazione: la designer Dani Clode ha creato un “terzo pollice” robotico, e i ricercatori hanno cercato di capire la possibile reazione del cervello umano a dei dispositivi di potenziamento esterni. Hanno scoperto che il cervello si adatta facilmente, e in maniera quasi sorprendente, ad un’appendice tecnologica che non appartiene al corpo.
Il terzo pollice è stampabile in 3D ed è controllato da un cuscinetto a pressione che viene indossato sotto la pianta del piede. Questo pollice si troverebbe sotto il mignolo, e quindi di fronte al nostro pollice naturale. L’esperimento dei ricercatori è stato condotto su 20 soggetti: questi, dopo un addestramento di 5 giorni, hanno imparato ad usare il nuovo pollice, anche a casa nelle normali mansioni quotidiane e per diverse ore al giorno. Ai partecipanti è stato insegnato come utilizzare il pollice robotico per svolgere alcune attività che includessero anche l’uso di altre dita e per testare il loro livello di coordinazione: ad esempio prendendo in mano delle palline o dei bicchieri. Dani Clode ha detto che "Il nostro studio mostra che le persone possono imparare rapidamente a controllare un dispositivo di potenziamento e usarlo a proprio vantaggio, senza pensare troppo. Abbiamo visto che durante l'utilizzo del terzo pollice, le persone hanno cambiato i loro movimenti naturali della mano e hanno anche riferito che il pollice robotico sembrava parte del proprio corpo.”
Ma i test non includevano solo esercizi pratici, bensì anche delle scansioni per monitorare l’attività celebrale dei partecipanti: queste hanno rivelato alcuni piccoli ma comunque importanti cambiamenti nel modo in cui la mano con il pollice robotico era rappresentata nella corteccia sensomotoria del cervello. Una settimana dopo l’esperimento, è stato ripetuto il test e questo ha rivelato che i cambiamenti registrati in precedenza nel cervello erano stati solo temporanei. Ciò dimostra che il cervello si adatta rapidamente alla presenza di dispositivi robotici, ma questi cambiamenti – per essere mantenuti – devono essere prolungati nel tempo.
Questo esperimento si è rivelato importante per i neuroscienziati e per i designer, e potrebbe dare delle indicazioni per la creazione di protesi: queste potrebbero rappresentare uno strumento utile non solo a sostituire una funzione perduta, ma a potenziare le capacità del corpo umano.