Uno studente universitario su 10 consegna compiti scritti da qualcun altro: lo studio australiano

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di Lorenzo Mattia Nespoli

04 Settembre 2021

Uno studente universitario su 10 consegna compiti scritti da qualcun altro: lo studio australiano

Siamo sinceri: tutti, prima o poi, ci siamo trovati nella situazione di copiare qualcosa ai tempi della scuola. In fondo, non c'è molto di strano in questo atteggiamento. Anzi, è proprio ai compiti copiati, magari di nascosto o all'ultimo momento, che spesso associamo momenti divertenti e rocamboleschi degli anni di studio. A tutto c'è un limite tuttavia e, stando alla ricerca australiana di cui stiamo per parlarvi, riguardo a questo argomento sarebbero emersi dati alquanto preoccupanti.

Il motivo? Copiare i compiti non sarebbe soltanto appannaggio degli studenti più giovani, ma anche degli universitari, e con frequenze piuttosto importanti. Tanto è vero che, in Australia, uno su dieci sembrerebbe essere solito inviare compiti scritti che in realtà non provengono dalla sua preparazione, ma da quella di qualcun altro.

via Taylor & Francis Online

Hariadhi/Wikimedia

Hariadhi/Wikimedia

Una ricerca piuttosto singolare, quella condotta da un team di esperti universitari e psicologi australiani, che ha dimostrato che, negli ambienti di studio, la sincerità e la buona fede non sono valori sempre così scontati.

Le verifiche, così come i saggi o le relazioni, consentono agli studenti di dimostrare la loro preparazione su un determinato argomento. Va da sé che, in caso di copiatura ripetuta, le lacune di uno studente potrebbero farsi via via più gravi, fino a riguardare interi ambiti del suo bagaglio culturale.

Specie per quanto riguarda compiti e verifiche assegnati a distanza, a quanto pare non è affatto raro far credere ai docenti che si tratti di cose scritte di proprio pugno, quando in realtà non è affatto così. Dall'8 all'11% degli studenti universitari australiani, infatti, presenterebbe compiti scritti da altre persone, mentendo e facendo finta che siano i propri. E se pensate che si tratti di inganni facili a essere scoperti, vi sbagliate di grosso, perché secondo l'indagine in questione, pubblicata su Taylor & Francis Online, oltre il 95% di loro riuscirebbe a farla franca.

Mr_Stein/Flickr

Mr_Stein/Flickr

È vero: lo studio riguarda nello specifico l'Australia, ma non c'è motivo per non pensare che questi dati possano essere molto più diffusi di quanto si pensi. Stando a quanto emerge dall'analisi, anche quando le persone sono chiamate a compilare un test in modo completamente anonimo, tenderebbero a sottostimare la scorrettezza, presentando risultati non esattamente originali.

Le conseguenze di questi atteggiamenti, se ripetuti e a lungo termine, non sono certo positive. Immaginate infatti quali e quante ripercussioni potrebbero avere azioni del genere sulla professionalità e la competenza di un laureato. E gli imbrogli (così è il caso di definirli) possono avvenire nei modi più vari, dal pagamento di qualcuno che scriva i propri compiti alla copia presa da test già svolti.

Nenad Stojkovic/Flickr

Nenad Stojkovic/Flickr

Durante le fasi di ricerca, i ricercatori hanno potuto osservare le alte tendenze degli studenti a imbrogliare, anche se venivano incentivati a dire la verità. Una situazione che sembra peggiorata con la diffusione sempre più massiccia della didattica a distanza. Dati che fanno indubbiamente riflettere: la correttezza, infatti, dovrebbe essere sempre messa in pratica, a partire dagli anni degli studi.