Nella II Guerra Mondiale gli inglesi studiarono una strategia per proteggere gli aerei, ma un matematico li smentì
Molto spesso tendiamo a tenere in considerazione i successi e a trascurare i fallimenti passati: si tratta di un errore molto comune che contribuisce a distorcere parzialmente la nostra visione del mondo. Ci concentriamo infatti su ciò che è andato bene e tralasciamo invece ciò che è andato male. Questo meccanismo viene chiamato survivorship bias o survival bias o pregiudizio di sopravvivenza. Vediamo di che si tratta.
Il pregiudizio di sopravvivenza è un errore logico che possiamo commettere in diversi ambiti quando, nel momento in cui valutiamo una determinata situazione, prendiamo in considerazione solo gli elementi positivi (anche chiamati i sopravvissuti), trascurando invece gli elementi negativi (i non sopravvissuti). Si ha quindi una percezione errata della realtà, che si basa solo su fatti fisicamente disponibili. Il survivorship bias rientra, a tutti gli effetti, tra i bias cognitivi. Questo errore cognitivo non avviene solo con le persone, ma anche con macchine o entità aziendali: tendiamo ad arrivare a delle conclusioni considerando solo gli attributi positivi, senza considerare invece statisticamente gli esempi che non hanno funzionato.
Uno dei principali esempi del pregiudizio di sopravvivenza risale alla seconda guerra mondiale. Il matematico Abraham Wald fu convocato dall’esercito americano, che gli chiese di studiare il miglior modo per proteggere gli aeroplani da un possibile abbattimento: la loro paura era infatti che un’armatura per l’intero aereo avrebbe impedito a quest’ultimo di volare bene. Per questo iniziarono ad esaminare ogni aereo per capire quali fossero i punti più a rischio e quindi rinforzare quelle zone. Il matematico si rese però presto conto che stavano commettendo un errore di valutazione: erano vittime del pregiudizio della sopravvivenza.
L’esercito americano, infatti, non aveva considerato gli aerei che erano stati colpiti ma che non erano tornati indietro: stavano ignorando i non-sopravvissuti e stavano facendo delle analisi basando solamente sui sopravvissuti. In questo modo, i militari stavano tentando di proteggere le parti sbagliate degli aerei: i punti in cui gli aerei erano stati colpiti non rappresentavano dei punti di debolezza, ma dei punti di forza; nonostante gli aerei fossero stati infatti colpiti in quelle aree, riuscivano comunque a volare: non avevano bisogno di ulteriori rinforzi.
Sono moltissimi altri i casi, anche in riferimento alla nostra vita quotidiana, in cui possiamo notare questo meccanismo: le palestre tendono a mostrarti i risultati di chi si è iscritto ai loro corsi, ma non ti presenteranno mai le persone che - pur avendo seguito le istruzioni degli esperti - non hanno raggiunto i risultati. Conoscere questo meccanismo può quindi esserci d’aiuto nel basare la nostra comprensione degli eventi non solo sulla base delle persone o dei fatti che hanno battuto le probabilità, perché queste non sono un campione rappresentativo e rischiano di fornirci un quadro della situazione errato, o distorto.