Perché preferiamo confidarci con gli estranei? Un sociologo di Harvard ce lo spiega
Cosa fai abitualmente quando hai un problema o una situazione irrisolta? Probabilmente cerchi consiglio. Potremmo inizialmente pensare, in un primo momento, di parlarne con una persona cara: con i genitori, con gli amici o con il partner. In verità, non è così: certamente ci confidiamo con le persone più care, però quando il problema è davvero pesante tendiamo a confidarci - senza alcuna pretesa - agli estranei. Quante volte abbiamo fatto una confidenza, o chiesto consapevolmente il parere, al parrucchiere di fiducia, a chi è seduto accanto a te nell’autobus o all’anziano signore che aspetta accanto a te in fila al supermercato? Un sociologo di Harvard sostiene che sia un comportamento più comune di quanto si pensi, e ci spiega perché questo accade.
via psychologytoday
Mario Luis Small è un sociologo di Harvard e nel suo libro Someone to Talk To, pubblicato nel 2017, ha tentato di spiegare un comportamento apparentemente strano ma più comune di quanto si pensi. Gli intervistati hanno rivelato di fidarsi solamente delle persone a loro più care, però le loro convinzioni sono state parzialmente smentite poco dopo: il sociologo ha chiesto loro con chi avessero condiviso le loro preoccupazioni l’ultima volta. La maggioranza degli intervistati ha risposto di averle condivise con estranei: una persona conosciuta in aereo, uno sconosciuto in sala d’attesa, il parrucchiere.
Perché questo accade? Perché risulta più facile aprire il proprio cuore e rivelare le proprie preoccupazioni agli sconosciuti, e i motivi sono diversi. I “legami deboli” - come li definisce lo studioso - sono spesso quelli a cui chiediamo aiuto: colleghi, sconosciuti, amici occasionali, persone con cui non abbiamo uno stretto legame. Questo avviene perché le nostre relazioni più strette sono anche le più complicate. Quando chiediamo aiuto, conforto o consiglio ad una persona cara, sappiamo che difficilmente riusciranno ad essere obiettivi e temiamo che possano metterci ulteriormente in difficoltà, sentendo il bisogno di ricoprire il ruolo che hanno nella nostra vita. Small dice infatti: “La madre interpreterebbe il ruolo sbagliato. La figlia vorrebbe l'ascoltatore ma otterrebbe il protettore".
Il secondo motivo è che abbiamo bisogno di qualcuno che abbia vissuto la stessa situazione e, molto spesso, le persone con esperienze simili sono persone estranee alla nostra cerchia affettiva. Il terzo motivo può sembrare banale: quando abbiamo un problema, abbiamo bisogno di sfogarci. Non importa con chi: anche uno sconosciuto può essere d’aiuto. Il nostro bisogno di parlare è maggiore del nostro bisogno di sentirci protetti. Insomma: scambiare due chiacchiere e confidarsi con gli sconosciuti non è una cosa strana. Può essere più utile di quanto si pensi.