Il compagno è gravemente malato, lei si assenta dal lavoro e viene licenziata
È davvero raro e difficile che, sul posto di lavoro, vada sempre tutto bene con i capi. I contrasti che possono nascere sono tanti e di vario genere, e non è raro che conducano a episodi spiacevoli e stressanti. Dovrebbe esserci sempre un limite, sia per chi comanda che per i dipendenti, oltre il quale non spingersi mai, comprendendo punti di vista e necessità reciproche. Purtroppo, però, storie come quella che stiamo per raccontarvi dimostrano che non è sempre così scontato.
La protagonista, infatti, credeva di trovarsi in una posizione assolutamente giusta e legittima quando ha dovuto assentarsi per diverse giornate dal posto di lavoro. Complice una grave malattia che aveva colpito il compagno, la donna non era affatto in condizioni di svolgere la sua attività con tranquillità, e così ha chiesto più volte di potersi congedare. Peccato che, proprio per queste sue assenze, ritenute "ingiustificate" dal datore di lavoro, abbia perso il posto. Vediamo cosa è successo.
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Siamo in Italia, e per la precisione nella città sarda di Oristano. È qui che lavorava la donna in questione, come dipendente di una ditta che gestisce il servizio dei parcheggi a pagamento. Non è stato facile, per lei, affrontare il periodo in cui il suo compagno si è gravemente ammalato. "Doveva prendersi cura di lui" ha dichiarato un suo conoscente, lasciando intendere che la sua preoccupazione, in quei momenti, era quasi tutta centrata sulla sfera familiare.
Nonostante l'impiegata abbia più volte provato a chiedere dei congedi lavorativi per gravi motivi personali, è probabile che non abbia formulato le richieste nel modo giusto proprio per via della concitazione e della distrazione, che non le hanno permesso di seguire tutto l'iter burocratico necessario. Così i permessi le sarebbero stati negati, ma lei avrebbe comunque continuato ad assentarsi, visto l'aggravarsi della salute e la successiva scomparsa del compagno.
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Quando tuttavia avrebbe chiesto di tornare al lavoro era troppo tardi. L'azienda aveva già provveduto a inviarle una contestazione disciplinare, nella quale sarebbe stata accusata di assenze ingiustificate, sebbene la donna avesse fatto presente più volte la situazione. "Motivazioni generiche e non provate, che non possono giustificare assenze dal lavoro": con queste parole la ditta avrebbe spiegato il suo comportamento. E la punizione, per tutto questo, era pronta ad arrivare: licenziamento senza preavviso.
Proprio così: la dipendente ha perso il lavoro, e a nulla sono servite le sue spiegazioni, né i suoi 20 anni di anzianità. Con ottime probabilità, ora presenterà ricorso, ma di certo non dev'essere stato piacevole ricevere un trattamento del genere, specie dopo tutto quello che le era accaduto.
Cosa ne pensate di questa vicenda? L'azienda avrebbe dovuto comprendere le sue motivazioni?