Perché quando parliamo a cani e bambini la nostra voce si fa acuta? Ce lo svela uno studio
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Che siano umani o animali, i cuccioli risvegliano sempre in noi una gran tenerezza e l'istinto di protezione. Generalmente quando un cane o un bambino ci vengono incontro, ci rivolgiamo a loro con la voce in falsetto e usando termini molto dolci e vezzeggiativi. Avete mai provato a mantenere davanti a un cucciolo lo stesso contegno che avete di fronte agli adulti? Ci vuole uno sforzo titanico e prima o poi ci si ricasca: la voce si alza sempre di più, le parole diventano sempre più semplici.
Ma perché ci comportiamo in questo modo in presenza di un cucciolo o di un piccolo umano? Un gruppo di scienziati ha provato a rispondere a questa domanda.
via PubMed
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Un gruppo di scienziati dell'Università di Lione a Sant'Etienne, in Francia, ha studiato i motivi che ci spingono a parlare con una voce stridula di fronte a cani e bambini.
Nello studio sono state coinvolte 30 donne, cui sono state mostrate le foto di cani di diverse età, dai cuccioli ai cani anziani. Alle donne è stato chiesto di registrare delle frasi affettuose di fronte a queste foto, e ripeterle anche ai ricercatori. Dal confronto fra le interazioni è emerso che il tono di voce delle donne si era fatto più acuto e cantilenante con i cani in genere e con i cuccioli in particolare. La voce era infatti più acuta del 21% di fronte alle foto dei cuccioli.
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Nella seconda fase dello studio le registrazioni sono state fatte ascoltare a 20 esemplari del canile di New York, 10 cuccioli e 10 adulti. Le reazioni sono state diverse a seconda dell'età: i cuccioli hanno mostrato più interesse, soprattutto per le registrazioni in cui i toni erano più acuti, avvicinandosi al suono con fare giocoso ed entusiasta, mentre i cani adulti e anziani hanno mostrato più indifferenza.
La conclusione dei ricercatori è che la voce acuta abbia l'effetto sicuro di attirare l'attenzione dei cuccioli. I toni striduli e vezzeggiativi sarebbero inoltre utili per l'apprendimento da parte dei cuccioli di nuove forme di linguaggio. Con la crescita e l'invecchiamento la ricettività a questo linguaggio viene persa progressivamente, tanto che i cani adulti e anziani non mostrano alcun interesse. Gli studiosi hanno ipotizzato che questo atteggiamento abbia lo stesso scopo e lo stesso risultato anche con i neonati e i bambini piccoli.
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Numerose le perplessità sollevate dalla comunità scientifica. Molti neuroscienziati sostengono infatti che i due atteggiamenti potrebbero non avere una correlazione, dal momento che quando ci rivolgiamo ai bambini la comunicazione si differenzia per contenuti e intenzioni da quella con i cani. Quel che è certo, è che questo atteggiamento, per quanto ci renda buffi, continua ad essere la via di espressione preferenziale, sia con i bambini che con i cani.
E voi cosa ne pensate? Abbiamo davvero lo stesso approccio e gli stessi scopi con cani e bambini?