Mamma pensa che educare i figli sia "pigro" e insegna loro a imprecare
Ogni mamma stabilisce che tipo di educazione dare ai propri figli e in che modo insegnare loro a comportarsi correttamente. Di norma, ai bambini vengono impartite regole che vanno rispettate, orari entro i quali andare a dormire, indicazioni su come stare a tavola e sul giusto modo di esprimersi e parlare. Tuttavia, non tutte seguono lo stesso metodo e una donna in particolare si è contraddistinta per aver scelto di andare apertamente contro tendenza, decidendo di insegnare ai propri figli a imprecare.
via Indipendent
Luana Ribeira, 41 anni del Galles, è madre di tre figli, ai quali non ha impartito i classici e tradizionali insegnamenti tipici di un'educazione comune. Secondo la donna, infatti, i bambini dovrebbero imparare a pensare in totale autonomia, diventando in grado di prendere decisioni per se stessi senza che lei debba farlo al posto loro.
La Ribeira, ad esempio, è contraria al dare rigide regole sull'orario in cui andare a dormire: Seren, Electra e Celyn, rispettivamente di 12, 13 e un anno, vanno a letto quando lo ritengono opportuno, senza alcuna scadenza da dover rispettare.
Non solo: Luana esorta i suoi figli a esprimere le proprie emozioni con i vocaboli che preferiscono, senza omettere parolacce o termini coloriti. Non è quindi contraria al fatto che utilizzino un linguaggio volgare, se questo consente loro di comunicare meglio ciò che provano. "Credo che allevare bambini obbedienti sia pigro e dovremmo allevarli affinché abbiano la propria mente, mettendo in discussione il mondo che li circonda e non solo accettare ciecamente ciò che viene loro detto."
La sua linea genitoriale alternativa le ha fato guadagnare numerose critiche, ma Luana non sembra preoccuparsene: "Non presto molta attenzione a quello che dicono gli altri, perché non mi riguarda. I miei figli sono stati chiamati 'selvaggi' e 'ribelli', ma immagino sia perché do loro la libertà e lascio che facciano le proprie scelte. Sono molto felice di crescere bambini 'selvaggi' e che sanno pensare da soli".
Riguardo al permesso di imprecare, la donna ha spiegato: "Quello che insegno loro è che non è la parolaccia a essere 'cattiva', ma l'intenzione che c'è dietro di essa. Ad esempio, se si sono fatti male e gli è sfuggita una parolaccia, chiedo se stanno bene. Se stanno giocando a un videogioco e un'imprecazione gli esce dalla bocca, mentre sono pieni di adrenalina cercando di vincere la partita, allora non significa niente per me. Tuttavia, se dovessero usare la stessa parola con intenti viziosi o per insultare qualcuno, li sgriderei. Questo però non è mai successo, quindi capiscono la differenza."
In ogni caso, i suoi ragazzi sono consapevoli che questo linguaggio non è accettato in determinati contesti, come ad esempio a scuola o davanti agli estranei.
"Li lascio stare svegli quanto vogliono e affrontare le conseguenze il giorno dopo. Sono fortemente contraria a indurre il comportamento di un bambino attraverso la paura. Preferisco permettere ai miei figli di fare ciò che vogliono, purché non si trovino in una situazione pericolosa. In questo modo, non mi nascondono nulla e so sempre cosa succede dentro di loro, senza che si sentano giudicati."
Che ne pensi del suo metodo di approccio?