Presentata la prima Barbie con sindrome di Down: "l'inclusione parte dall'infanzia"
Nella contemporaneità si parla sempre di più del concetto di inclusione, ovvero non eliminare le diversità, ma semplicemente accogliere e comprendere la bellezza della varietà. Il mondo è ricco di sfumature basta solo accettarle. La rappresentazione della società passa anche dalla realizzazione di articoli legati alla cultura popolare.
Per tali ragioni, si tende, attraverso i prodotti commerciali, a raffigurare qualsiasi tipo di paradigma sociale. L'azienda produttrice di bambole, Mattel, ha deciso, infatti, di realizzare la prima Barbie con sindrome di Down, per fare in modo che chiunque si senta accettato dalla società. Vediamo meglio cosa è successo.
via Independent
L'azienda produttrice di Barbie, Mattel, ha deciso di voler rappresentare la società in tutte le sue sfumature. Proprio per tali ragioni, ha scelto di produrre la sua prima bambola in assoluto con la sindrome di Down. Questo è un vero e proprio messaggio sociale. Lo scopo, infatti, è fare in modo che chiunque si senta accettato e rappresentato.
Per questo motivo, è stata realizzata una Barbie con un viso dalla forma più rotonda, delle orecchie più piccole e un setto nasale leggermente schiacciato e occhi a mandorla.
"La nostra linea di bambole - ha spiegato Lisa McKnight, vicepresidente esecutivo e capo globale di Barbie & Dolls - svolge un ruolo importantissimo nella vita di ogni bambino, vogliamo proprio che l'integrazione cominci con i nostri prodotti. Si dovrebbero abituare i più piccoli ad accettare un mondo ricco di sfumature diverse. Ci impegniamo costantemente a fare la nostra parte per contrastare ogni tipo di stigma sociale, e vogliamo farlo attraverso il gioco, perché non c'è modo migliore per apprendere e diffondere un concetto".
La Mattel per dare vita a questo prodotto ha lavorato a stretto contatto con la National Down Syndrome Society. Quest'ultima, infatti, ha fornito informazioni specifiche sulla realizzazione di ogni dettaglio: dai tratti fisici agli accessori fino all'intero packaging.
"Il nostro obiettivo è consentire a tutti i bambini di rivedersi nelle Barbie, ma soprattutto incoraggiare chiunque a giocare con bambole che non assomigliano a loro. Questo potrebbe spingerli anche a interagire con persone differenti".
Cosa ne pensi? L'integrazione può partire da un prodotto commerciale come la Barbie?