Miliardario ritiene che le nuove generazioni non abbiano l'etica del lavoro: "sono sempre sui social"
Le nuove generazioni nascono con il cellulare in mano. I ragazzi di adesso vengono definiti nativi digitali, perché cominciano fin da piccoli a usare i social. Infatti, riescono a capire immediatamente il loro funzionamento, in modo più veloce rispetto agli adulti. Proprio questo, però, li spinge a passare sempre più ore sullo smartphone, tralasciando tutto il resto. Anche la socializzazione avviene tramite questo nuovo mondo virtuale.
Le vecchie generazioni, però, vedendo questo nuovo stile di vita, ritengono che i giovani non abbiano un'etica del lavoro, ma che soprattutto non abbiano voglia di trovare un impiego. A farsi portavoce di questo messaggio è un miliardario che sostiene che la colpa di tutto ciò sia da attribuire ai social. Vediamo meglio di cosa si tratta.
via Business Insider
Mr. Catsimatidis/Wikimedia Commons
John Catsimatidis è un uomo di 74 anni, che grazie al suo costante impegno è riuscito a diventare un imprenditore e ad accumulare una fortuna che di circa 4 miliardi di euro. Questo è stato possibile, perché fin da giovane si è impegnato per raggiungere a tutti i costi il suo obiettivo. Non gli interessava di lavorare tante ore, sapeva che quei soldi erano meritati e gli bastava. Anche se oggi è un uomo di affari affermato, da giovane era impiegato presso un supermercato, dove svolgeva turni anche di 70 ore settimanali. Qui ha imparato che per guadagnare del denaro ci si deve impegnare e anche sapere che si dovrà rinunciare a qualcosa.
"Bisogna impegnarsi in ciò che si fa per ottenere risultati, se lavori 100 ore a settimana e non hai raggiunto l'obiettivo, allora è meglio che tu lavori 120 ore. Non puoi vincere se hai paura di perdere. Bisogna saper rinunciare. Temo che le nuove generazioni siano troppo occupate sui social per farlo. Quando ho finito il liceo ero pronto a dormire sul divano tutta l'estate e a guardare la TV. Per fortuna mia madre mi ha spinto fuori da casa, questo mi ha motivato a lavorare".
Catsimatidis ritiene che proprio questo attaccamento ai social dei giovani, li spinga a non voler lavorare, a volersi semplicemente divertire, tutto ciò porta a un'assenza di un'etica del lavoro. "Dovrebbero pensare a trovarsi un mestiere, che le permetta loro di godere della propria vita personale e lavorativa, ma soprattutto ricercare il giusto equilibrio tra impegno e tempo libero".
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