Perché alcune persone provano soddisfazione per le disgrazie altrui? Ecco cosa accade nel loro cervello

di Davide Bert

08 Settembre 2023

Perché alcune persone provano soddisfazione per le disgrazie altrui? Ecco cosa accade nel loro cervello

Una vecchia e comune espressione recita “mal comune, mezzo gaudio”. Ciò vuol dire che quando si è coinvolti in una situazione spiacevole, se la si condivide con altre persone, il peso è più leggero.

Quindi la tristezza si dimezza e si può addirittura trasformare in una allegria a metà. Non è cattiveria o sadismo, ma si tratta soltanto di essere contenti di non sentirsi da soli in condizioni di particolare difficoltà e vulnerabilità. Anzi, in questi casi scatta i senso di solidarietà, di comprensione, e si fa fronte comune per riuscire a risalire insieme la china e superare il momento. Diversa è la circostanza in cui si arriva a provare gioia per le disgrazie altrui.

Questo processo emotivo ha un nome preciso, si chiama “Schadenfreude”. Vediamo di cosa si tratta.

via Emboden

I motivi della nascita di questo processo

I motivi della nascita di questo processo

Pexels

Cosa succede nella mente di queste persone? Come è possibile che si possa sentire piacere al sapere che qualcuno, conosciuto o sconosciuto, sta avendo dei problemi?

La chiave di tutto è l’empatia, che in questi soggetti è poco sviluppata o addirittura assente. Inoltre, si somma anche a una scarsa autostima, a un sentimento di insoddisfazione per sé stessi. In pratica si arriva a provare gioia per le disgrazie altrui, perché non si è capaci di essere felici della propria vita. Altro ingrediente determinate è sicuramente l’invidia. Chi “soffre” perché è triste e depresso, desidera più o meno consapevolmente che tutti siano nella stessa barca.

Se piove, desiderano che si bagnino tutti, se c’è il sole, vogliono che tutti non sopportino il caldo. Dal punto di vista fisiologico, chi sa solo provare gioia per le disgrazie altrui, ha un iper lavoro della corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC). Un pessimo equilibrio emotivo, poco amor proprio e una dose insufficiente di empatia, producono quindi lo Schadenfreude.

Esistono rimedi?

Esistono rimedi?

Ryan Guill/Flickr

Si può guarire? In parte è tutta questione di carattere e di vissuto, ma è possibile una sorta di rieducazione cognitiva. Se empatia vuol dir “soffrire con”, ci si può allenare a farlo e anche a essere felici con e per gli altri. Il tutto però deve partire da un atto di volontà, e dal desiderio di conquistare una migliore qualità della vita. Il fulcro è comprendere che le vittorie degli altri non sono sconfitte proprie, e viceversa.

Conoscevi questo processo emotivo?