Regno Unito: le bevande senza alcol potranno essere chiamate "vino"
Il governo britannico ha varato un ambizioso piano per agevolare i consumatori e sostenere l’industria del vino nell’era post Brexit. Si tratta di un piano proposto dal Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali che intende semplificare la vita dei cittadini e delle imprese rispetto ai regolamenti europei. Fra le proposte del governo, promette di far discutere il nuovo sistema di etichettatura, secondo cui anche le bevande senza alcol potranno essere chiamate “vino”.
Le iniziative del governo per promuovere l’industria del vino nel Regno Unito
La possibilità di definire “vino” anche le bevande analcoliche fa parte di un’ampia serie di misure proposte dal governo britannico. L’obiettivo è quello di semplificare la vita di consumatori e imprese, così da promuovere l’industria del vino nel Regno Unito. Ma quali sono queste modifiche? Fra i diversi punti trattati dal documento del Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali, questi sono i principali:
- allargamento della definizione DOP anche ai vitigni ibridi, poiché più resistenti al clima e alle malattie;
- rimozione del divieto di commercializzare la Piquette, la bevanda a basso contenuto alcolico ricavata dal risciacquo in acqua delle vinacce residue, che poi viene fatto fermentare;
- cambiamenti ai tappi degli spumanti e alla forma delle bottiglie di vino, in modo da consentire il loro trasporto riducendo le emissioni di carbonio;
- rimozione del divieto di miscelare o trasformare i prodotti vitivinicoli importati nel Regno Unito, per cui sarà possibile rendere il vino più frizzante o anche più dolce;
- cambiamento alla denominazione di “vino” per le bevande con gradazione alcolica inferiore all’8,5%.
Anche le bevande senza alcol saranno etichettate come “vino”
E proprio quest’ultimo è uno dei punti principali della riforma proposta dal governo britannico. Come abbiamo visto, si tratta di modifiche che vogliono semplificare la normativa europea ancora in uso, a vantaggio delle aziende vitivinicole del Regno Unito.
Per il regolamento, infatti, si definisce vino una bevanda a base di succo d’uva fermentato che contiene tra l’8,5% e il 15% di alcol. Con la sua proposta, invece, Londra intende utilizzare la parola “vino” anche per bevande che hanno un contenuto di alcol inferiore: anche lo 0,0%.
Le nuove regole, in vigore dal 1° gennaio 2024, consentiranno la commercializzazione di un vino analcolico, ricavato anche per trasformazione dei vini importati dall’Europa. Se a oggi questa pratica è vietata, dal 2024 non lo sarà più, e i consumatori britannici potranno anche vedere un vino senza alcol o una Piquette al supermercato. D’altronde, secondo le autorità la dicitura “analcolico” non confonde i clienti ma anzi promuove una certa consapevolezza sul consumo di bevande alcoliche, e non.
La crociata del governo britannico a favore delle bevande senza alcol
La scelta di chiamare “vino” anche le bevande analcoliche, nonché le altre novità del nuovo regolamento, rischiano di generare non poche polemiche nel Regno Unito e (soprattutto) fuori. Per mantenere una sorta di “consenso informato”, il governo ha lanciato due consultazioni sulle nuove regole.
La prima consultazione ha riguardato le modifiche sul vino analcolico, la Piquette e l’importazione dall’Europa. E le risposte dell’industria sono state positive in alcuni casi e soltanto tiepide in altri. Se alcune norme sull’importazione e l’uso di vitigni ibridi hanno incontrato il parere favorevole, lo stesso non si può dire per la commercializzazione della Piquette o la miscelazione dei vini importati. Allo stesso tempo, non sono molte le imprese consultate che hanno apprezzato la possibilità di chiamare “vino” anche le bevande senza alcol.
Di diverso respiro è invece la consultazione al pubblico sui piani del governo britannico per incoraggiare più persone a scegliere bevande analcoliche o a basso contenuto di alcol. Qui la speranza è che i cambiamenti rendano la birra e il vino analcolico bevande più popolari e facili da acquistare. O, per i consumatori britannici, buone anche da bere.