Quella volta che un ex dipendente del Louvre rubò la Gioconda
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La Gioconda è forse l’opera d’arte più conosciuta al mondo. Il dipinto di Leonardo da Vinci è noto al mondo per il suo enigmatico sorriso e la sua affascinante storia. Sono in molti a pensare, quasi una leggenda urbana tramandata per secoli, che fu Napoleone a portarla via dall’Italia. Di certo, questo era quello che pensava Vincenzo Peruggia, l’italiano che nel 1911 rubò la Gioconda dal Louvre di Parigi. Questa è la sua storia.
Il furto della Gioconda: l’audace “impresa” di Vincenzo Peruggia
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Il giorno è il 22 agosto 1911. Il pittore francese Louis Béroud si reca al Louvre di Parigi per svolgere il suo lavoro da copista: quel mattino vuole ritrarre la famosa Gioconda. Entra nel museo, attraversa le sale e arriva davanti al capolavoro di Leonardo da Vinci. Di fronte a lui si apre uno scenario incredibile: il dipinto è sparito. Anzi, la Gioconda è stata rubata.
A commettere il furto, come si saprà qualche anno più tardi, è Vincenzo Peruggia, un giovane italiano che aveva lavorato al Louvre per alcuni anni. Peruggia pensa di essere un patriota, e si è convinto che la Gioconda sia stata sottratta da Napoleone durante l’occupazione francese. Da ex dipendente, conosce molto bene il museo di Parigi e ha pianificato il furto nei minimi dettagli. Il 21 agosto 1911 si nasconde in uno sgabuzzino del Louvre e attende la chiusura. Allora esce, rimuove il dipinto dalla cornice e lo ripone all’interno del cappotto.
La Gioconda rubata “torna” in Italia, ma per poco
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Il piano di Vincenzo Peruggia è appena all’inizio. Il ladro italiano nasconde il dipinto nel proprio appartamento per ben 28 mesi, più di due anni in cui della Gioconda non si sa più nulla. Fino a quando Peruggia non decide di tornare in Italia e, a Firenze, non prende contatti con un antiquario fiorentino di nome Alfredo Geri.
Vincenzo Peruggia pensa di essere un patriota, l’abbiamo appena detto, e vuole soltanto restituire il capolavoro di Leonardo da Vinci al proprio Paese. Allora scrive una lettera all’antiquario Geri e la firma con lo pseudonimo Leonardo V: dice di essere in possesso della Gioconda e di volerla vendere per 500 mila lire. Una miseria per il quadro più famoso del mondo.
Una volta appurata l’autenticità del dipinto, però, Alfredo Geri contatta le autorità italiane e fa arrestare Vincenzo Peruggia. Il resto è storia: la Gioconda viene restituita al Louvre il 4 gennaio 1914, mentre il giovane patriota viene condannato a un anno e mezzo. Viene rilasciato molto prima, in parte perché gli viene riconosciuta l’infermità mentale. Tornato a Parigi, Vincenzo continua a lavorare come decoratore e muore in Francia nel 1925, nel giorno in cui compie 44 anni.
Cosa ci dice la storia di Vincenzo Peruggia
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La storia di Vincenzo Peruggia ha certamente alcuni livelli di complessità, e mostra come la passione e la convinzione portino a compiere gesti incredibili. Certo è però che oggi il furto della Gioconda fa sorridere: il piano del ladro, il tentativo di vendita, la certezza che il quadro fosse stato rubato da Napoleone sono tutti elementi che concorrono a questo effetto. Di certo, Vincenzo Peruggia non aveva idea che la Gioconda non era stata rubata dai francesi. Tutto il contrario!
Dipinta da Leonardo da Vinci tra il 1503 e il 1506, la Gioconda aveva seguito il pittore fiorentino nei suoi viaggi per l’Europa. Alla fine, il quadro era diventato parte della collezione dei regnanti francesi, non si sa se regalato o venduto da Leonardo al Re di Francia. Per una volta, quindi, non è Napoleone il colpevole del perché la Gioconda si trova a Parigi. La responsabilità è proprio del suo autore, e non ce ne voglia Vincenzo Peruggia, patriota d’altri tempi.