Incredibile scoperta: corpi di topi trovati sulle vette di montagne ad altitudini inospitali. Come sono arrivati lì?
Le scoperte non finiscono mai: ogni volta è una conquista in più che ci permette di conoscere più a fondo il nostro mondo e raccogliere preziose informazioni su ciò che ci circonda. In questo caso, il ritrovamento è avvenuto in Sudamerica e riguarda dei piccoli animali: i topi. Vediamo di cosa si tratta nello specifico.
Sopravvivere in un ambiente simile a Marte si può?
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La catena montuosa delle Ande si estende per più di settemila chilometri sulla costa occidentale del Sud America e attraversano diversi Paesi, tra cui Argentina, Venezuela, Ecuador, Cile e Bolivia. Si tratta di una delle catene più lunghe al mondo, che presenta inoltre le vette più maestose del continente, come l'Aconcagua, la più alta dopo quelle asiatiche. Qui, oltre alle cime imponenti che in passato hanno ospitato diverse civiltà indigene, tra cui gli Inca, si trovano profondi canyon, vulcani attivi e una ricca biodiversità.
Le Ande sono fondamentali per il rifornimento d'acqua in molte comunità sudamericane, grazie ai numerosi fiumi e bacini idrici, ma ospitano anche il deserto di Atacama, in Argentina e Cile, un ambiente talmente arido e ostile che gli scienziati ritengono simile a quello presente su Marte, considerando che in un anno il terreno non riceve più di 15 centimetri di pioggia. Per gli astrobiologi della NASA, è un punto di riferimento per comprendere come si possa riuscire a individuare la vita sul pianeta rosso. Tuttavia, finora gli esperti erano convinti che niente potesse sopravvivere sulle vette oltre a forme di vita microbiche, ma un nuovo studio ha sbalordito dimostrando che non è affatto così.
I topi possono sopravvivere sulle vette delle Ande, in un ambiente simile a Marte
2005biggar/Wikimedia commons-CC BY-SA 4.0
Proprio in questo ambiente sfavorevole alla vita, sono stati rinvenuti dei topi di piccole dimensioni mummificati sulle vette dei vulcani, anche se questo si riteneva fosse praticamente impossibile. L'analisi genetica condotta da Jay Storz, biologo evoluzionista dell'Università del Nebraska, Lincoln, in collaborazione con i biologi dell’Università del Montana sui resti rinvenuti, hanno chiarito che non si tratta di esemplari anomali, ma di una specie di roditori piuttosto comune. "Per chilometri, tutto intorno, si estende un paesaggio davvero austero, simile a quello marziano. Un ambiente ostile e le cime di questi vulcani lo sono ancora di più" ha dichiarato Storz. "Quando si sperimentano in prima persona questi ambienti , è semplicemente sbalorditivo constatare che dei mammiferi possano vivere lassù."
Eppure, contro ogni aspettativa, è proprio così: già nel 2020, sulle cime del vulcano Llullaillaco, il biologo e il suo collega Mario Pérez Mamani avevano scovato un topo in vita della specie Phyllotis vaccarum a quasi settemila metri di altitudine. A queste altezze la vegetazione è molto ridotta e la quantità di ossigeno nell'aria è la metà rispetto a quella che troviamo al livello del mare, senza considerare l'intensità dei venti. "Intrappolare un topo vivo in un ambiente del genere è stato semplicemente super, super scioccante" aveva ammesso Storz, eleggendolo a mammifero in grado di vivere alle altezze più elevate del mondo mai scoperto dalla scienza. Lo studioso, a quel punto, decise di perseguire le sue ricerche, fino a imbattersi in tredici topi dalle orecchie a foglia mummificati sulle vette adiacenti.
Corpi di topi trovati sulle vette delle Ande: come è possibile?
Mr A Stanley 05/Wikimedia commons CC BY-SA 4.0
Per riuscire a scoprire se i topi ritrovati fossero stati e siano ancora abitanti fissi delle vette andine oppure ospiti di passaggio, il team di ricerca ha comparato le analisi del roditore trovato in vita a quelle dei tredici resti appartenenti alla medesima specie. Tramite la datazione al carbonio hanno stabilito che le piccole mummie non avevano vissuto oltre 350 anni fa, dunque non risalivano all'epoca dell'impero Inca, che terminò nel 1572. Dopodiché, hanno proceduto sequenziando i genomi dei topi trovati sulle vette, confrontandoli con quelli dei propri simili trovati ad altezze più contenute. I risultati hanno rivelato che i due gruppi erano strettamente imparentati e appartenenti alla stessa specie. Inoltre, tra i tredici resti mummificati c'era una equa divisione tra maschi e femmine e persino un piccolo nucleo famigliare. Ciò significa a tutti gli effetti che i topi possono vivere e proliferare sull'estremità ostile delle Ande. Questo solleva enormi interrogativi su come questi piccoli mammiferi siano riusciti ad adattarsi a questo ambiente, come abbiano potuto sopravvivere alla scarsa vegetazione e alle condizioni climatiche impietose.
Storz e i suoi coautori hanno continuato a perlustrare le cime andine per raccogliere ulteriori prove e informazioni sulla sopravvivenza di questi esemplari in tali condizioni. "Gli animali sono chiaramente in grado di vivere in ambienti che in precedenza ritenevamo completamente inabitabili. Abbiamo davvero sottovalutato i limiti fisiologici della vita dei vertebrati" ha concluso Storz. Per cercare di risolvere l'arcano, il team ha ricreato un habitat in laboratorio simile a quello del la Puna de Atacama, osservando la reazione delle colonie di roditori e gli adattamenti fisiologici a questo ambiente estremo. La loro ipotesi è che, a spingerli sulle vette, sia stato il tentativo di fuggire alla predazione di rapaci e volpi, ma "il motivo per cui stanno salendo a queste quote è ancora un mistero."
Che ne pensi di questa impressionante scoperta?