Ci potrebbero essere state le giuste condizioni per la vita: l'ultima grande scoperta di Curiosity su Marte
Negli ultimi tempi, i dati raccolti dalle sonde terrestri su Marte hanno svelato tantissimi misteri del pianeta più vicino e simile alla Terra. Ormai è considerato certo che il pianeta rosso avesse acqua in forma liquida, in un passato remoto. Tuttavia, un nuovo studio ha scoperto anche che Marte era ricco di fiumi, grazie all’analisi degli indizi raccolti da Curiosity. Vediamo quali sono i risultati della ricerca, e perché rappresentano un grande passo avanti per capire se, e quando, il pianeta rosso potesse anche ospitare la vita.
Marte un pianeta di fiumi: come si è arrivati alla scoperta
NASA/JPL-Caltech/Wikimedia Commons - Public Domain
Il rover Curiosity della NASA, atterrato nel 2012 su Marte, ha il compito di studiare l’origine e la composizione chimico-mineralogica delle rocce del pianeta rosso. Di recente un team di ricercatori ha analizzato i dati raccolti da Curiosity nel cratere Gale, confermando le supposizioni della presenza di fiumi. Per arrivare a questo risultato, gli studiosi non hanno soltanto fatto ricorso alle rilevazioni del rover terrestre, ma si sono anche serviti di:
- un modello informatico allineato con dati satellitari;
- scansioni a tre dimensioni della stratigrafia del fondale marino nel Golfo del Messico.
In questo modo, è stato possibile studiare i dati provenienti da Marte con quelli della Terra, in modo da esaminare l’erosione del suolo marziano. E se c’è erosione, deve anche esserci qualcosa che erode. Sul nostro pianeta, sappiamo che questo è il compito delle gocce d’acqua (e non solo), e lo stesso è già stato confermato anche per Marte. A proposito della scoperta, il principale autore dello studio Benjamin Cardenas ha dichiarato:
Quello che osserviamo su Marte oggi non è un paesaggio congelato nel tempo, ma le cicatrici di una storia geologica dinamica. È come sfogliare le pagine di un diario inciso nella pietra. Questa analisi è un resoconto di un cambiamento nel tempo
Non solo i crateri e i canali: perché Marte era ricco di fiumi
NASA//Wikimedia Commons - Public Domain
Che i canali di Marte contenessero acqua, in un passato remoto, è qualcosa che già dalle prime osservazioni si era potuto dedurre. Ma sono scoperte come quella basata sui dati di Curiosity che ampliano davvero la nostra conoscenza del pianeta rosso. Il team guidato da Cardenas ha utilizzato il modello informatico per simulare un’erosione simile a quella della terra, ma su Marte. Il risultato ha rivelato paesaggi compatibili con la presenza passata di molti corsi d’acqua. Insomma, Marte era un pianeta ricco di fiumi, con un registro di sedimenti che potrebbe essere stato creato in un’epoca in cui c’erano condizioni favorevoli alla vita. Non è una certezza, e d’altronde non può ancora esserlo, ma di sicuro si tratta di una scoperta che svela pezzo dopo pezzo la storia di un altro pianeta. E questo non è poco.
Marte aveva anche stagioni umide e stagioni secche
NASA/Wikimedia Commons - Public Domain
Ma non è l’unica scoperta. Come abbiamo ricordato nell’introduzione, da quando Curiosity e Perseverance sono atterrati su Marte c’è stato un afflusso di dati fondamentali per la comprensione del pianeta. Alcuni di questi dati hanno suggerito che non solo Marte era ricco di fiumi, ma che aveva anche stagioni umide e stagioni secche. Si tratta di un periodo prolungato, risalente a 3,8 e 3,6 miliardi di anni fa, in cui c’era un’alternanza stagionale ciclica. Certo, si tratta di scoperte che parlano di un passato molto più che remoto, in un periodo in cui sulla Terra stava iniziando a svilupparsi quella che avremmo chiamato vita. Pensare che, a quel tempo, anche su Marte dovevano avvenire processi simili è allo stesso tempo un risultato straordinario, e un punto di partenza per ulteriori scoperte.