Il suolo dell'Amazzonia è diverso: nel terriccio il segreto che dà la "carica" alle piante, lo studio
La deforestazione dell'Amazzonia è una questione complessa e molto dibattuta, di cui tutti siamo al corrente. Tuttavia, gli scienziati potrebbero aver scoperto la chiave he potrebbe invertire questo processo e ripopolare tutte le foreste del mondo.
Foresta amazzonica a rischio: perché è importante
Renato Gaiga - CC BY-SA 3.0
La foresta amazzonica, ribattezzata “i polmoni della Terra”, rappresenta la più grande foresta pluviale tropicale del nostro pianeta. Situata nell'America del Sud, si estende su nove Paesi ed è caratterizzata da un'incredibile biodiversità. La sua esistenza è di importanza cruciale per gli equilibri globali, dal momento che può assorbire 132 miliardi di tonnellate di carbonio, oltre all'enorme quantità di ossigeno prodotto dalla ricca vegetazione.
Nonostante questo, la minaccia di deforestazione che incombe sull'Amazzonia - e non solo - è ben nota e dovuta all'attività umana, che comprende l'agricoltura e la costruzione di strade, ma anche gli incendi causati dai cambiamenti climatici. Tuttavia, la creazione di riserve e parchi nazionali nelle zone più rigogliose è un modo per contrastare questo processo, nel tentativo di conservare questa fondamentale area della Terra, che ha perduto oltre 48.000 km dagli anni Settanta. Tuttavia, gli scienziati potrebbero aver trovato un modo per salvarla.
Come far ricrescere gli alberi in Amazzonia: lo studio
Luís Felipe Guandalin Zagatto/CENA-USP
Non solo si può salvare dell'Amazzonia, ma anche altre foreste nel mondo che stanno subendo la medesima sorte. La chiave si nasconde proprio nel terreno e nelle sue antiche origini. Nell'epoca compresa tra il 450 e il 950 a.C., il terreno della foresta amazzonica, originariamente povero, venne trasformato dalle tribù e dalle popolazioni che lo albergavano. Le generazioni che si alterarono lo arricchirono via via con del carbone, derivato da fuochi prodotti per cucinare o bruciare alimenti, rifiuti e letame. Questo ha fatto sì che la terra dell'Amazzonia acquisisse nel tempo un colore scuro e che divenisse estremamente fertile, acquisendo il nome di ADE (terra scura amazzonica) o terra preta.
L'attuale terriccio amazzonico è dunque colmo di materia organica e sostanze nutritive: secondo gli scienziati, potrebbe rappresentare la salvezza dell'area e una possibilità di rimboscare la regione a cui appartiene. Luís Felipe Zagatto, coautore dello studio ed ex studente del Centro per l'Energia Nucleare in Agricoltura dell'Università di San Paolo,in Brasile, ha spiegato: “Abbiamo dimostrato che l’uso di ADE può migliorare la crescita di pascoli e alberi grazie ai suoi alti livelli di nutrienti, nonché alla presenza di batteri benefici nella comunità microbica del suolo. Ciò significa che la conoscenza degli 'ingredienti' che rendono gli ADE così fertili potrebbe essere applicata per contribuire ad accelerare i progetti di ripristino ecologico”.
Lo scopo dei ricercatori era quello di capire come la terra scura, o terricci realizzati artificialmente con lo stesso microbioma, avrebbero potuto ripristinare la deforestazione. Per riuscirci, hanno riprodotto in laboratorio le condizioni che portano le zone deforestate a una nuove forestazione. Per dar vita all'esperimento, hanno utilizzato un campione di ADE proveniente dalla Scuola Superiore di Agricoltura Luiz de Queiróz nello stato di San Paolo, allestendo il laboratorio presso la Stazione di ricerca sperimentale di Caldeirão, Amazonas. Dopo aver riempito 36 contenitori con circa 3 kg di terreno, sistemandoli all'interno di una serra a una temperatura di 34,4°C, prevedendo l'aumento del riscaldamento globale attuale.
La chiave per riforestare l'Amazzonia è nel suo terreno: l'esperimento
Holger Casselmann - CC BY-SA 3.0
Suddividendo il terreno in tre gruppi, il primo ha ricevuto terreno artificiale, il secondo ha una miscela 4/1 di terreno artificiale e ADE, mentre il terzo è stato riempito esclusivamente di terra petra. Dopo aver piantato semi di erba palizzata, usata per foraggiare il bestiame in Brasile e dunque ricreando la condizione adatta al pascolo, hanno lasciato germogliare le piante per due mesi, per poi tagliarle e lasciare soltanto le radici. A quel punto, tutti e tre i gruppi di vasi sono stati ripiantati con semi di alberi Pumpwood di Ambay, una specie colonizzatrice, con Peltophorum dubium e cedro bianco.
Dopo novanta giorni, gli scienziati hanno misurato l'altezza degli arbusti, la lunghezza delle radici e la massa secca, analizzando anche i cambiamenti nel pH del suolo, la quantità di materia organica e la presenza microbica. L'ADE ha dimostrato di possedere più nutrienti rispetto al suolo artificiale, con un 30% di fosforo in più e il 3/5% in più degli altri nutrienti esaminati. Inoltre, il suo pH è più elevato e contiene più limo e sabbia, ma meno argilla. I terreni di controllo artificiali, dopo l'esperimento, sono apparsi più poveri, sintomo che le piante ne hanno assorbito i nutrienti. Anche la presenza di biodiversità era più accentuata nei terreni ADE che in quelli di controllo. Anderson Santos de Freitas, coautore dello studio e biologo molecolare, ha affermato:“I microbi trasformano le particelle chimiche del suolo in sostanze nutritive che possono essere assorbite dalle piante. I nostri dati hanno dimostrato che l’ADE contiene microrganismi che sono più bravi in questa trasformazione del suolo, fornendo così più risorse per lo sviluppo delle piante."
Tuttavia, un altro partecipante dello studio, Siu Mui Tsai, ha affermato che, nonostante i risultati soddisfacenti, "l'ADE ha impiegato migliaia di anni per accumularsi e impiegherebbe lo stesso tempo per rigenerarsi in natura, se utilizzato. Il nostro consiglio non è quello di utilizzare l’ADE in sé, ma piuttosto di copiarne le caratteristiche, in particolare i suoi microrganismi, per utilizzarli in futuri progetti di ripristino ecologico”. Che ne pensi delle conclusioni di questo affascinante ricerca?
- https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fsoil.2023.1161627/full
- http://www.cena.usp.br/
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