Ricostruito il volto di un Uomo di Neanderthal anziano, vissuto più di 50 mila anni fa

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di Gianmarco Bonomo

10 Novembre 2023

Ricostruito il volto di un Uomo di Neanderthal anziano, vissuto più di 50 mila anni fa

Negli ultimi anni, le scoperte scientifiche hanno ridefinito la nostra percezione dell’Uomo di Neanderthal, portando a una rivalutazione della sua figura e della sua storia. Ma anche del suo aspetto fisico: grazie a tecnologie avanzate, infatti, un team di ricercatori ha ricostruito il volto di un anziano Neanderthal, vissuto oltre 50 mila anni fa. Vediamo come hanno fatto e perché questo risultato apre un nuovo percorso nella ricerca scientifica sul passato.

Ricostruito il volto dell'uomo di La Chapelle, Neanderthal di 50 mila anni fa

Ricostruito il volto dell'uomo di La Chapelle, Neanderthal di 50 mila anni fa

Cicero Moraes/ResearchGate

Un team di ricercatori ha provato a ricostruire digitalmente il volto del Neanderthal ritrovato nel 1908 a La Chapelle-aux-Saints, in Francia. Reperto famoso perché molto ben conservato, l'uomo di La Chapelle è vissuto circa 50 mila anni fa, e costituisce anche una testimonianza dei riti funebri dei Neanderthal. Inoltre, dal cranio è stato possibile rintracciare nell’uomo segni di brucellosi, in quello che è uno dei primi casi documentati di trasmissione delle malattie dagli animali all’uomo.

Per arrivare a ricostruire il volto di questo antico Uomo di Neanderthal, i ricercatori hanno unito una TAC del cranio con una fotogrammetria. Poi hanno ricostruito in 3D i tessuti molli di un uomo moderno, grazie a una TAC, e li hanno utilizzati come “donatore virtuale” per il processo di modellazione anatomica del Neanderthal. Il risultato è strabiliante, perché permette di comprendere alcuni dei tratti distintivi della specie ormai estinta, pur apprezzandone le somiglianze con l’Homo Sapiens.

Una nuova concezione del Neanderthal, grazie anche alla ricostruzione del volto

Una nuova concezione del Neanderthal, grazie anche alla ricostruzione del volto

Cicero Moraes/ResearchGate

La ricostruzione del volto dell'anziano Neanderthal è stata realizzata prima in una versione più “asciutta”, con i soli tratti del viso, e poi in una versione con barba e capelli. Ricordiamo che lo scheletro rinvenuto in Francia apparteneva a un uomo di circa 60 anni, un anziano per l'epoca. Rispetto alle immagini del Neanderthal che avevamo in passato, frutto del lavoro di artisti che cercavano di immaginare il volto del nostro cugino più prossimo, la tecnica impiegata dal team di ricercatori è diversa. L’uso della Tomografia Assiale Computerizzata ha permesso di superare le imprecisioni delle rappresentazioni precedenti. Al contrario, la nuova ricostruzione sottolinea come la percezione dell’Homo Neanderthalensis si sia “addolcita” nel corso del tempo. Non più un cugino dai tratti scimmieschi, ma un parente più simile a noi di quanto pensiamo.

Ricostruire i nostri antenati: un futuro per lo studio del passato

Ricostruire i nostri antenati: un futuro per lo studio del passato

Emőke Dénes/Wikimedia Commons - CC BY-SA 4.0 DEED

Insieme a studi sempre più specifici, gli ultimi anni hanno visto un susseguirsi di ricostruzioni più o meno accurate dei volti dei nostri antenati. Il caso dell'uomo di La Chapelle è senza dubbio uno dei più interessanti, soprattutto grazie alle tecnologie utilizzate per raggiungere questo risultato. Ma si tratta soltanto dell’ultimo tentativo, preceduto da ricostruzioni altrettanto importanti, come quella dell’Homo Heidelbergensis. Si tratta dell’ultimo antenato in comune fra Homo Sapiens, Neanderthal e Denisova, la cui ricostruzione si è basata su uno scheletro ritrovato in Grecia.

In questo caso, alla digitalizzazione del cranio è seguita una ricostruzione basata sull’elaborazione di un particolare software, che ha restituito il volto di un uomo di 35 anni. Simile a noi, anche se dai tratti ancora antichi, l’Homo Heidelbergensis è stato il primo uomo a saper cacciare la megafauna dell’Europa, centinaia di migliaia di anni fa. Le nuove ricostruzioni digitali indicano che la tecnologia è finalmente pronta per trovare nuove risposte ai misteri del passato. E iniziare a farlo dai nostri parenti più prossimi sembra un buon punto di partenza.