Il fatto di aver addomesticato gli animali ha avuto un enorme impatto sulla nostra salute
Il rapporto instaurato tra l'uomo e gli animali ha origini molto antiche e, secondo uno studio, l'addomesticamento non ha portato benefici alla nostra salute. Ecco quando e perché.
Quando è iniziato l'addomesticamento animale?
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L'addomesticamento degli animali è un processo che ha avuto inizio migliaia di anni fa, durante il Neolitico, tra i 10.000 e i 3.000/2.000 anni a.C, a seconda delle regioni geografiche. Si tratta dell'ultimo periodo che costituisce l'età della pietra e che ha visto le comunità umane transitare dall'attività di cacciatori e raccoglitori nomadi a quella di agricoltori stanziati in un luogo fisso. I primi animali addomesticati furono i maiali, i bovini, le pecore e le capre, ma anche i cani: anzi, quelli che sarebbero diventati i migliori amici dell'uomo furono probabilmente i primi, stando alle prove archeologiche, le quali testimoniano lo stretto legame tra esseri umani e cani già 20.000/40.000 anni fa.
Questo processo è stato graduale e ha visto l'uomo selezionare e allevare animali in base alle caratteristiche quali la docilità, la capacità di adattamento e l'utilità dal punto di vista della fornitura di latte, carne, lana o lavoro agricolo. Tutto questo ha poi condotto a quelle che vengono considerate le specie domestiche. Oltre ai noti vantaggi dell'addomesticamento animale, si affiancano però dei contro che hanno agito negativamente sulla salute dell'uomo: le malattie trasmesse dagli animali e la diffusione eccessiva di agenti patogeni sono aumentate. Uno studio scientifico ha evidenziato quali sono state le conseguenze.
Origine delle malattie trasmesse dagli animali agli esseri umani: lo studio
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Sappiamo che esistono alcune malattie trasmissibili dall'animale all'uomo e una ricerca ha voluto indagare questo fenomeno. Gli animali da fattoria e da allevamento hanno permesso alla civiltà umana di diventare quella che è oggi e, probabilmente, senza di essi non esisterebbe più. Tuttavia, allo stesso tempo, numerose malattie della storia dell'uomo non avrebbero preso il sopravvento. L'addomesticamento animale e l'allevamento del bestiame, hanno scoperto i ricercatori, sono stati contemporanei all'insorgenza di malattie di origine animale come la Yersinia pestis e la LBRF, ovvero la peste e la febbre ricorrente trasmessa dai pidocchi. Gli archeologi ritengono da tempo che la diffusione delle infezioni trasmesse dagli animali agli esseri umani sarebbe aumentata esponenzialmente proprio quando iniziarono a insediarsi i primi gruppi pastorali in Eurasia, circa 12.000 anni fa.
Il team internazionale con a capo Martin Sikora, geogenetista dell'Università di Copenaghen, Danimarca, ha analizzato 405 miliardi di DNA sequenziati ottenuti da 1.313 resti umani. In questo modo, è stato possibile identificare i geni di microbi antichissimi, ricreando la storia cronologica della comparsa e della diffusione delle malattie umane. "Le malattie infettive hanno avuto impatti devastanti sulle popolazioni umane nel corso della storia. Tuttavia, le origini e le dinamiche passate degli agenti patogeni umani rimangono poco conosciute" si legge nello studio. "Per creare la prima mappa spaziotemporale di diversi microrganismi e parassiti umani antichi, abbiamo analizzato i dati di sequenziamento da 1.313 resti umani antichi che coprono 35.000 anni di storia eurasiatica per il DNA antico derivante da batteri, virus e parassiti."
Malattie trasmesse dagli animali agli esseri umani da 6.500 anni
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L'analisi ha dimostrato la presenza diffusa di antico DNA microbico nei resti umani, identificando più di 2.400 specie individuali in 896 campioni esaminati. "Riportiamo un'ampia gamma di agenti patogeni rilevati per la prima volta in antichi resti umani, inclusi quelli di origine alimentare Yersinia enterocolitica e Shigella spp., la Leptospira interrogans di origine animale e il parassita Plasmodium vivax che causa la malaria. I nostri risultati estendono la gamma spaziotemporale di antichi agenti patogeni precedentemente descritti come Yersinia pestis, l'agente eziologico della peste, il virus dell'epatite B e Borrelia recurrentis , la causa della febbre ricorrente trasmessa dai pidocchi." Per la LRBF, i ricercatori hanno individuato trentuno casi in tutta l'Eurasia, rispetto al singolo genoma medievale precedentemente conosciuto, per una copertura di cinquemila anni. Raggruppando le specie microbiche antiche in base al loro tipo di trasmissione, hanno rilevato che "i patogeni zoonotici, che vengono trasmessi da animali vivi all'uomo o che hanno fatto passare un ospite dall'animale all'uomo nell'arco di tempo di questo studio, sono stati rilevati solo a partire da circa 6.500 anni fa. L’incidenza di agenti patogeni zoonotici è aumentata nei nostri campioni circa 1.000 anni dopo prima di raggiungere i tassi di rilevamento più elevati circa 5.000 anni fa ed era associata a una componente di ascendenza genetica umana caratteristica delle popolazioni pastorali della steppa eurasiatica."
Dunque, se molti dei microbi che aggrediscono gli esseri umani sono apparsi costanti nel corso del tempo, le malattie zoonotiche, trasmesse dagli animali all'uomo, hanno fatto la loro comparsa soltanto 6.500 anni fa, registrando una costante crescita. Tuttavia, gli animali non sono gli unici responsabili: a diffondere le epidemie ha contribuito la scarsa igiene e l'aumentata presenza di insetti e roditori. A oggi, più del 60% delle malattie che infettano l'uomo sono zoonotiche, ma lo studio dimostra per la prima volta che l'incidenza è aumentata con l'avvento dell'agricoltura. È probabile che i primi pastori, stando a contatto con gli animali per periodi prolungati, svilupparono un'immunità a queste malattie, diffondendole poi durante le migrazioni e causando ondate epidemiche. Il batterio della peste, dunque, che si credeva apparso per la prima volta nell'Impero Romano verso il 540 d.C., era già presente, sebbene in forma più debole, già migliaia di anni fa, per poi diventare una piaga nel Medioevo.