Jeff Bezos deve pagare i diritti per usare il nome “Amazon”: è polemica con il governatore brasiliano
Tutti conosciamo Amazon, non lo store online ma la foresta che copre gran parte del Brasile e altri stati confinanti. Ecco, non è un mistero che Amazon abbia preso il suo nome dalla foresta pluviale più grande del mondo, il polmone verde del pianeta. Per il governatore dello stato brasiliano di Amazonas Wilson Lima, adesso Jeff Bezos dovrebbe iniziare a pagare i diritti per l’uso del nome. Vediamo perché.
Jeff Bezos deve pagare per usare il nome Amazon: lo scontro con Lima
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In un’intervista al quotidiano brasiliano O Globo, il governatore delle Amazonas Wilson Lima ha esplicitamente sollevato la questione delle royalties. D’altronde, Jeff Bezos utilizza il nome Amazon ormai da 30 anni e lo ha reso conosciuto in tutto il mondo. Per questa ragione, Lima chiede a Bezos quanto la sua azienda abbia guadagnato a discapito della foresta amazzonica e per quanto tempo conti ancora di farlo.
L’approccio di Lima non si è limitato all’intervista, o alla volontà di parlare della questione al vertice COP 28 di Dubai. Al contrario, il governatore delle Amazonas ha condiviso un video diretto a Jeff Bezos con un tono che va oltre la mera richiesta economica. Secondo Lima, Amazon dovrebbe avere un ruolo nella conservazione ambientale della foresta. D’altronde, un’azienda così grande che porta il nome della più grande foresta al mondo non può esimersi dal preservarne l'ecosistema.
La foresta amazzonica, un ecosistema unico e a rischio
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La foresta amazzonica è chiamata non a caso il polmone verde del pianeta. Un tempo lo si diceva per tutto l’ossigeno prodotto dalla sua flora, ma oggi potremmo anche aggiungere per tutta l’anidride carbonica assorbita. Nelle parole di Lima, Jeff Bezos dovrebbe pagare per l’uso del nome Amazon, ma non si tratta soltanto di questo. Il tentativo è quello di mettere uno degli uomini più ricchi del mondo di fronte alle responsabilità ecologiche della sua azienda.
L’Amazzonia ha una superficie di quasi 7 milioni di chilometri quadrati e, negli ultimi anni, ha perso quasi un quinto di foresta pluviale. Ovviamente, sono responsabili le continue deforestazioni e anche le politiche di sostanziale disinteresse verso uno dei luoghi chiave del pianeta. Con il suo patrimonio netto di oltre 170 miliardi di dollari, Jeff Bezos potrebbe affrontare molto più efficacemente il cambiamento climatico. Che sia pagando per l’uso del nome Amazon o tramite altre iniziative, in fondo, non importa. A importare è la presenza di un segnale forte e di un’attenzione continua, come quella ricercata da Wilson Lima.
Le responsabilità di Amazon sull’Amazzonia e il caso del dominio “.amazon”
Come dicevamo, l’iniziativa di Lima serve a mettere Bezos di fronte alle responsabilità di un’azienda enorme come oggi è Amazon. Ma non si tratta dell’unico caso in cui il miliardario sfrutta il nome della foresta amazzonica per ragioni commerciali. Di recente, infatti, Amazon ha ottenuto i diritti esclusivi sul dominio di primo livello “.amazon”. L'operazione ha generato tensioni con alcuni membri dell’ACTO, l’Amazon Cooperation Treaty Organization. Brasile e Perù hanno infatti lamentato come la privatizzazione di fatto del dominio possa compromettere la protezione della foresta amazzonica.
Dopo diverse dispute, Amazon ha concordato con questi Paesi una condivisione di alcuni nomi di dominio, ma il problema rimane un altro. Se è possibile privatizzare domain name che derivano da entità geografiche e politiche, vuol dire che Internet sta mettendo un prezzo a tutto. E i rischi possono essere incalcolabili, soprattutto se si pensa a quanto sia importante il web per la protezione della foresta e delle popolazioni indigene. Considerando la grandezza di Amazon, allora, forse l’uso del nome è l’ultimo dei problemi che causa. Proprio per questo, impegnarsi di più per proteggere l’Amazzonia dovrebbe essere un dato di fatto, e non un dibattito in corso. Nel frattempo la foresta attende, riducendosi sempre un po’ di più, ogni anno che passa.