Avere figli allunga la vita, secondo uno studio: ma è il numero dei figli a fare la differenza

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di Francesca Argentati

15 Dicembre 2023

Avere figli allunga la vita, secondo uno studio: ma è il numero dei figli a fare la differenza

Diventare genitori è un'esperienza meravigliosa, ma secondo la scienza il "prezzo da pagare" è una vita di durata più breve. Ecco cosa ha scoperto il nuovo studio.

Uno studio conferma la teoria dell'invecchiamento del secolo scorso

Uno studio conferma la teoria dell'invecchiamento del secolo scorso

Pixabay

Avere dei figli è uno dei momenti più importanti della vita, che inevitabilmente stravolge l'esistenza di ogni neogenitore. Se per le future mamme il "subbuglio ormonale" e i cambiamenti fisici sono in primo piano, anche i papà sperimentano sensazioni ed emozioni nuove, mai provate prima. Quando poi il bambino arriva, inizia un nuovo viaggio in cui si impara a crescere insieme e a svolgere quello che viene considerato il mestiere più difficile del mondo. Tuttavia, non sembrano essere soltanto gli aspetti emotivi e pratici quelli coinvolti nella genitorialità: secondo la scienza, infatti, questo ruolo potrebbe, a livello genetico, ridurre l'aspettativa di vita.

I ricercatori dell'Università del Michigan, USA, hanno revisionato le informazioni genetiche e mediche di migliaia di soggetti, arrivando ad aggiungere prove a conferma di una teoria evolutiva sviluppata nel corso del Novecento e che riguarda l'invecchiamento e la senescenza umana, ovvero il "graduale deterioramento delle funzioni corporee che si manifesta come un declino delle prestazioni riproduttive e un aumento del tasso di mortalità con l'età."
L'ipotesi venne formulata dal biologo evoluzionista George Williams nel 1957, allora assistente professore alla Michigan State University, secondo il quale le mutazioni genetiche coinvolte nell'invecchiamento dell'essere umano potrebbero subire l'influenza della selezione naturale, qualora questo servisse ad avere un maggiore numero di figli e in età giovane. La sua idea è oggi conosciuta come teoria della pleiotropia antagonista dell'invecchiamento ed è considerata la più accreditata nel campo della senescenza, anche se finora era stata dimostrata unicamente da studi individuali.

La predisposizione alla riproduzione accorcia la durata della vita: lo studio

La predisposizione alla riproduzione accorcia la durata della vita: lo studio

Pickpik

La nuova ricerca ha visto Jianzhi Zhang, biologo evoluzionista dell'Università del Michigan ed Erping Long dell'Accademia cinese delle scienze mediche e del Peking Union Medical College, impegnati nel verificare la teoria di Williams attingendo al database Biobank del Regno Unito. "L'ipotesi della pleiotropia antagonista presuppone che la selezione naturale per mutazioni pleiotropiche che conferiscono una riproduzione più precoce o maggiore ma compromettono la vita post-riproduttiva causi l'invecchiamento" scrivono gli autori dello studio. "Questa ipotesi dell’origine evolutiva dell’invecchiamento è supportata da casi di studio, ma manca di prove genomiche inequivocabili. Qui, testiamo genomicamente questa ipotesi utilizzando i genotipi, i fenotipi riproduttivi e il registro delle morti di 276.406 partecipanti alla Biobanca britannica. Osserviamo una forte correlazione genetica negativa tra i tratti riproduttivi e la durata della vita."

I dati emersi sembrano non lasciare dubbi: la riproduzione umana e la longevità sono connesse in modo inequivocabile e il fatto di avere più di due figli o meno di due figli può effettivamente ridurre l'aspettativa di vita. "Gli individui con punteggi poligenetici più elevati per la riproduzione hanno una sopravvivenza inferiore fino a 76 anni. Il punteggio poligenetico è aumentato rispetto alle coorti di nascita dal 1940 al 1969." 

Predisposizione genetica alla riproduzione e durata della vita: il ruolo dei fattori ambientali

Predisposizione genetica alla riproduzione e durata della vita: il ruolo dei fattori ambientali

Pixabay

A finanziare l'interessante studio è stato il National Institutes of Health, USA, la National Natural Science Foundation of China e il Fondo per l’innovazione dell’Accademia cinese delle scienze mediche. “Questi risultati forniscono un forte supporto all’ipotesi di Williams secondo cui l’invecchiamento nasce come un sottoprodotto della selezione naturale per una riproduzione più precoce e maggiore. La selezione naturale si preoccupa poco di quanto tempo viviamo dopo il completamento della riproduzione, perché la nostra forma fisica è in gran parte determinata dalla fine della riproduzione ha spiegato Zhang.

In ogni caso, ricordano i ricercatori, la longevità, così come la riproduzione, non dipendono unicamente dalla genetica, anzi: a influire in questo senso sono soprattutto i fattori ambientali, come l'uso di contraccettivi e le interruzioni di gravidanza. "È interessante notare che quando si controlla la quantità e i tempi di riproduzione geneticamente previsti, avere due figli corrisponde alla durata della vita più lunga. Avere meno o più figli riduce la durata della vita.” Non solo: “Queste tendenze sono guidate principalmente da sostanziali cambiamenti ambientali, compresi cambiamenti negli stili di vita e nelle tecnologie, e sono opposte ai cambiamenti causati dalla selezione naturale delle varianti genetiche identificate in questo studio. Questo contrasto indica che, rispetto ai fattori ambientali, i fattori genetici svolgono un ruolo minore nei cambiamenti fenotipici umani studiati qui”.

Analizzando 583 mutazioni genetiche presenti nel database e correlate alla riproduzione, gli autori hanno scoperto che molte di queste, negli ultimi decenni, si sono ulteriormente diffuse, nonostante siano in linea con una durata di vita più breve. La natura, dunque, tende a preferire la nostra capacità riproduttiva piuttosto che la durata della nostra vita. D'altronde, un altro studio ha suggerito che il rapido invecchiamento umano rispetto ad altre specie abbia avuto origine durante l'era dei dinosauri e che riguardi proprio la salvaguardia della riproduzione. Che ne pensi?