Google Earth ha permesso di raccontare la storia di un'inedita conquista dell'Impero Romano

di Cassandra Testa

26 Dicembre 2023

Google Earth ha permesso di raccontare la storia di un'inedita conquista dell'Impero Romano

Google Earth non si limita solo a strade, edifici e vedute dall'alto, ma ha anche permesso di rilevare degli importanti ritrovamenti archeologi con il potenziale di riscrivere la storia delle varie epoche passate.

Come funziona Google Earth?

Come funziona Google Earth?

Flickr

Google Earth utilizza un vasto archivio di immagini satellitari e aeree al fine di creare una rappresentazione dettagliata della superficie terrestre. Queste immagini vengono acquisite da vari satelliti e aerei per poi essere assemblate e creare un panorama continuo.

Per alcune aree, in particolare città e luoghi famosi, il programma include anche dei modelli 3D degli edifici e del terreno. Questi modelli sono creati utilizzando tecniche di fotogrammetria e altre tecnologie per dare una rappresentazione il più realistica possibile dell'ambiente.

Hai la possibilità di navigare in Google Earth usando il mouse o la tastiera ed è, inoltre, possibile zoomare in avanti o indietro, spostarsi in orizzontale o verticale, oltre che inclinare la vista per avere una prospettiva tridimensionale.

Cosa è stato scoperto grazie alle immagini di questo software?

Cosa è stato scoperto grazie alle immagini di questo software?

Science Illustrated

Grazie alle immagini satellitari di Google Earth sono stati scoperti tre accampamenti romani nel deserto giordano meridionale.

Questi siti, seppelliti sotto le sabbie del deserto, sono stati identificati grazie alle loro caratteristiche geometriche distintive, tipiche degli accampamenti militari romani temporanei. 

Queste strutture, conosciute per la loro forma simile a una "carta da gioco", erano circondate da mura difensive costruite con massi accumulati e presentavano piccole fortificazioni, note come "tituli", nei pressi di ciascun ingresso.

Questo ritrovamento è particolarmente notevole poiché in Medio Oriente sono stati scoperti solo pochi insediamenti militari romani, a differenza delle numerose strutture simili trovate in Europa. La scoperta di tre accampamenti ben conservati in questa regione è, quindi, eccezionale.

L'esistenza di questi accampamenti potrebbe indicare una missione militare segreta avvenuta nel II secolo d.C., forse un attacco pianificato alla città nabatea di Dumat al-Jandal. Questa teoria è supportata dal fatto che non ci sono riferimenti storici a una tale incursione militare romana in questa regione.

Fino a ora, gli scavi archeologici non sono stati ancora intrapresi, quindi grazie a Google Earth sono stati identificati attualmente solo i contorni geometrici di questi accampamenti.

Come è avvenuta la scoperta?

Come è avvenuta la scoperta?

Flickr

Gli accampamenti, situati lungo una via non convenzionale verso la città nabatea di Dumat al-Jandal, attualmente in Arabia Saudita, suggeriscono un approccio strategico inusuale. La strada tradizionale per questa città passava, infatti, a nord, da Azraq, ma gli accampamenti scoperti indicano un percorso diverso.

In base ai registri storici, il regno nabateo passò sotto il dominio romano in modo pacifico dopo la morte del suo re avvenuta nel 106 d.C., durante il regno dell'imperatore Traiano. Tuttavia, queste nuove scoperte suggeriscono che la transizione al controllo romano potrebbe essere stata meno pacifica di quanto si pensasse.

La scoperta degli accampamenti è avvenuta quasi per caso. Circa un anno fa, Michael Fradley, un archeologo paesaggista dell'Università di Oxford, stava analizzando immagini satellitari del deserto vicino al confine tra la Giordania e l'Arabia Saudita, nell'ambito del progetto "Endangered Archaeology in the Middle East and North Africa", il quale utilizza immagini satellitari al fine di identificare potenziali siti archeologici a rischio.

Durante questa analisi, Fradley ha riconosciuto la forma tipica di un accampamento romano. La sorpresa è stata la scoperta di non uno, ma di ben tre accampamenti, posizionati lungo un percorso diretto che partiva dall'oasi di Bayir, verso sud-est in pieno deserto.

Questa scoperta, riportata in uno studio pubblicato sulla rivista "Antiquity" e menzionata da LiveScience, ha il potenziale di riscrivere parti della storia a riguardo della presenza romana in Medio Oriente.