Molte mani preistoriche hanno un dito in meno : secondo alcuni archeologi non è un caso
Le pitture rupestri rappresentano una delle testimonianze artistiche più antiche che abbiamo, e tutti possiamo immaginare mammut stilizzati, uomini preistorici, mani con dita mancanti. Ecco, forse quest’ultima immagine non ci viene in mente, eppure l’arte rupestre è piena di mani prive di dita. Si tratta di un interrogativo che affascina i ricercatori da decenni ormai. E forse, alcuni hanno finalmente trovato la risposta.
Pitture rupestri con dita mancanti: un comportamento diffuso
Museo de Altamira y D. Rodríguez/Wikimedia Commons - CC BY-SA 3.0 DEED
Le prime pitture rupestri con mani con dita in meno risalgono a oltre 22 mila anni fa. Per decenni, i ricercatori non sono mai riusciti a capire il perché, arrivando anche ad ascrivere al caso queste realizzazioni artistiche. A proporre una nuova interpretazione è arrivata una studentessa di dottorato, Brea McCauley, che evidenzia come la mancanza delle dita potrebbe rappresentare una conseguenza della deliberata amputazione. D’altronde, sostiene, si tratta di una pratica diffusa in molte altre culture diverse.
Le ricerche di McCauley sono andate avanti insieme a Mark Collard, archeologo canadese della Simon Fraser University. Gli studi si sono concentrati sulle Grotte di Maltravieso e Fuente del Trucho, in Spagna, ma anche sulle Grotte di Gargas e Cosquer in Francia. Al netto della realizzazione tramite stampa o stencil, moltissime mani mostrano dita mancanti. Ma qual è la ragione?
Mani con dita in meno nelle pitture rupestri: alla ricerca della verità
José-Manuel Benito/Wikimedia Commons - Public Domain / Wikimedia Commons/Public Domain
Il team di archeologi guidato da Mark Collard ha analizzato in modo approfondito oltre 200 impronte di mani preistoriche lasciate sulle caverne. E in molti casi mancava almeno un dito dalla pittura rupestre, una tendenza finora spiegata con il caso, la creatività artistica e le condizioni di vita. Al contrario, i ricercatori suggeriscono una verità più sorprendente: una pratica durante rituali religiosi. Si tratterebbe quindi non tanto di un fenomeno limitato, quanto di una pratica comune in diverse società, fra cui alcune contemporanee. Esempi si ritrovano in Europa, appunto, ma anche in Africa, Australia, America del Nord e Asia. Ma sono anche presenti in popolazioni contemporanee, come quella dei Dani della Nuova Guinea. Sostiene Collard:
Questa pratica succedeva la scomparsa di un familiare. Riteniamo che gli europei facessero lo stesso genere di cose nel Paleolitico, anche se i precisi sistemi di credenze coinvolti potrebbero essere stati diversi.
Insomma, nella preistoria non si sarebbe trattato di una routine, quanto di una pratica diffusa e inventata indipendentemente da diverse popolazioni.
Rituali religiosi: non tutti sono d’accordo
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Sarebbe da quindi imputare a comportamenti religiosi, come ritrovato nelle pitture rupestri. Si tratta di una teoria con diverse prove a sostegno ma che tutto sommato non ha nulla di concreto su cui basarsi. Questa è la posizione di Paul Pettitt, archeologo dell’Università di Durham che non ha partecipato allo studio, e che ha definito la ricerca come “male informata”. Secondo Pettitt, infatti, molte delle grotte europee presentano impronte di mani con tutte le dita. Dale Guthrie, un altro archeologo, suggerisce invece che replicare l’aspetto delle mani con meno dita potrebbe indicare scopi ludici e non rituali.
Insomma, al momento non ci sarebbero prove sufficienti per confermare una teoria piuttosto che un’altra. Le mani con dita mancanti delle pitture rupestri scatenano le interpretazioni degli archeologi, ma adesso c’è una teoria in più sulla quale dibattere. Forse, nella preistoria, un Homo Sapiens se la ride pensando a come verranno interpretate quelle mani, impresse sulla roccia per chissà quale motivo. Magari sconosciuto anche a se stesso.