Sappiamo più cose sullo spazio che sulla Fossa delle Marianne: cosa vive nelle sue profondità?
Si è soliti dire che conosciamo molto di più lo spazio cosmico che le nostre profondità marine, dove le condizioni estreme rendono quasi impossibile l’esplorazione. E in un certo senso è vero, come nel caso della Fossa delle Marianne, un abisso di quasi 11 mila metri di cui sappiamo davvero poco. Eppure, qualcosa siamo riusciti a scoprire grazie ad alcune esplorazioni. Cos’hanno trovato nel punto più profondo della superficie terrestre?
Le esplorazioni nella Fossa delle Marianne
U.S. Navy photo NH 96797/Wikimedia Commons - Public Domain
La Fossa delle Marianne è stata creata dalla subduzione della placca tettonica dell’Oceano Pacifico sotto la placca tettonica delle Filippine. Nel corso di milioni di anni, è arrivata a estendersi per oltre 2000 chilometri e quasi 11000 metri di profondità, nel punto del Challenger Deep. Se la scoperta della Fossa delle Marianne è piuttosto recente, datata al 1875, ancora di più lo è la storia delle sue esplorazioni.
La prima immersione avviene infatti soltanto nel 1960, con il batiscafo Trieste a discendere fino al fondale del Challenger Deep. La missione si rivelerà un successo, nonostante la rottura di uno strato in plexiglass dell’oblò, con la rilevazione di diverse specie marine che vivono a oltre 10000 metri di profondità. Nel 2012 è invece il turno della missione di esplorazione della Fossa delle Marianne più famosa: l’immersione di James Cameron a bordo del Deepsea Challenger.
Quali creature vivono nella Fossa delle Marianne?
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Insomma, l’occhio attento avrà notato come oltre alla qualità delle immersioni umane nella Fossa delle Marianne, a colpire è la loro quantità. Se si aggiunge anche la discesa del miliardario Victor Vescovo nel 2019, sono comunque pochissime le esplorazioni scientifiche nell’abisso. E nonostante questo, i dati fin qui raccolti sulle creature che vivono nelle profondità marine sono straordinari, grazie anche ad altre sonde e spedizioni robotiche.
Già il Trieste aveva scoperto strani pesci bianchi e anche gruppi di gamberetti bianchi, lunghi 30 centimetri. A colonizzare il fondale della Fossa delle Marianne erano tuttavia le diatomee, delle minuscole alghe unicellulari. A migliaia di chilometri sotto il livello del mare non solo non arriva la luce solare, ma c’è anche una pressione enorme. L’esistenza di forme di vita nella Fossa delle Marianne, anche a 8000 metri di profondità, è eccezionale. Oltre a sogliole e gamberetti, altre spedizioni hanno individuato nuove creature, come una stella gorgone dalle braccia intrecciate, un’enorme aragosta rosa e un’anguilla trasparente.
Un virus nelle profondità della Fossa delle Marianne
National Geographic/Youtube
A quasi 9000 metri di profondità, però, i ricercatori hanno anche isolato un virus capace di infettare i batteri del phylum Halomonas, chiamato vB_HmeY_H4907. Si tratta di un virus che integra il proprio genoma con quello dell’ospite e sfrutta il processo di divisione cellulare per duplicare il proprio patrimonio genetico. Sebbene sia di dimensioni infinitesimali, anche in questo caso si tratta di una scoperta straordinaria, proprio per le capacità di sopravvivenza dei virus in condizioni così proibitive.
Certo, noi leggiamo “virus” e subito pensiamo ai potenziali pericoli, ma è bene fare qualche precisazione. Innanzitutto, si tratta di un batteriofago che si è co-evoluto insieme al suo ospite. In secondo luogo, il vero pericolo siamo noi. Anche le profondità marine della Fossa delle Marianne non sono immuni all’inquinamento che siamo in grado di generare. Spedizioni recenti hanno rilevato la presenza di plastica, alluminio e altri segni di attività antropica. Oltre a conoscere questo luogo eccezionale, allora, forse sarebbe bene iniziare anche a proteggerlo.