Sbloccare lo smartphone attraverso il respiro: arriva il nuovo sensore di riconoscimento

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di Francesca Argentati

19 Gennaio 2024

Sbloccare lo smartphone attraverso il respiro: arriva il nuovo sensore di riconoscimento

Abbiamo diverse opzioni per bloccare e sbloccare i nostri smartphone, ma ora potremmo averne a disposizione una completamente inedita: il nostro respiro. Ecco come e perché.

I nostri respiri sono diversi da quelli degli altri

I nostri respiri sono diversi da quelli degli altri

Pexels

Sappiamo quanto sia importante bloccare lo smartphone: in caso di smarrimento, questo può tutelare la nostra privacy e i dati sensibili, ma può anche evitare che le nostre conoscenze abbiano accesso al nostro telefono quando lo lasciamo incustodito. Per farlo, esistono diverse opzioni: PIN numerico, sequenze di linee, impronta digitale e il riconoscimento facciale. Tuttavia, potrebbe essere in arrivo un nuovo, incredibile metodo: il nostro respiro.

Proprio così: a quanto pare, il nostro "soffio" è unico esattamente come le nostre impronte digitali, motivo per il quale sarebbe adatto a mettere al sicuro il nostro dispositivo. Se pensi che chiunque possa respirare sul tuo smartphone per sbloccarlo, ti sbagli: il telefono identificherà il suo respiro inimitabile. Il ricercatore Mahesh Panchagnula dell'Indian Institute of Technology Madras ha scoperto, in modo completamente casuale, che non esiste un respiro uguale all'altro. La ricerca aveva infatti un altro obiettivo: quello di capire se, esaminando il respiro di qualcuno, si potessero rilevare determinati problemi respiratori.

L'intelligenza artificiale esamina i respiri di 94 partecipanti a uno studio

L'intelligenza artificiale esamina i respiri di 94 partecipanti a uno studio

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Così, il team ha coinvolto novantaquattro partecipanti e, usando un sensore di pressione dell'aria, ha registrato dieci diverse esalazioni di ognuno, raccolte nel dispositivo capace di registrare variazioni atmosferiche fino a diecimila volte al secondo. Successivamente, sono stati consegnati i risultati a un modello di intelligenza artificiale per l'analisi. Osservando i dati raccolti, i ricercatori si sono resi conto che l'esame del respiro avrebbe potuto essere utile non soltanto per rilevare eventuali problemi delle vie respiratorie, ma anche per identificare le persone, volgendo l'attenzione al flusso di aria emesso piuttosto che sulla sua composizione.

Il flusso d'aria si è rivelato unico dal momento che, in ognuno di noi, è condizionato dalla morfologia della cavità nasale, della faringe e della laringe. Dato che le vie respiratorie di diverse persone non possono essere identiche, va da sé che anche il flusso sarà individuale e inimitabile. A questo punto, Panchagnula ha virato la sua ricerca sull'approfondimento di questo aspetto, addestrando l'AI a riconoscere le diverse esalazioni. Fatto questo, è stato possibile verificare se ogni nuovo respiro apparteneva a uno specifico partecipante, con una percentuale di precisione pari al 97%.

Il nostro respiro unico potrebbe essere usato per sbloccare lo smartphone

Il nostro respiro unico potrebbe essere usato per sbloccare lo smartphone

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Un ulteriore test con livelli di difficoltà più elevati ha portato la percentuale intorno al 50%. La prova prevedeva che l'AI riuscisse a identificare il respiro di una data persona senza averlo registrato in precedenza, per poi assegnarlo a uno dei due soggetti proposti. La percentuale di successo è dunque risultata una su due. Di fatto, dunque, il respiro potrebbe essere utilizzato come riconoscimento biometrico nell'uso dello smartphone.

La biometria è quella tecnologia impiegata per identificare una data persona, che attualmente prevede il Touch ID, ovvero la scansione dell'impronta digitale destinata a essere superata, il riconoscimento vocale, l'analisi facciale e persine la scansione dell'iride. Tuttavia, questi non sono gli unici parametri biometrici che ci rendono unici e soffiare sullo smartphone per farci riconoscere dal dispositivo potrebbe essere una prospettiva non molto lontana. Tuttavia, come ogni altro sistema non replicabile, nessuno potrà avere più accesso al cellulare se la persona dovesse venire a mancare, a meno che non si rendano disponibili sistemi per simulare il medesimo respiro.

Ma quanto è davvero affidabile questo sistema? Prima di integrare questo sensore inedito nel campo della tecnologia, ma anche dei veicoli, ad esempio, saranno necessari numerosi test e verifiche, per comprendere ed escludere possibili problemi o "interferenze" causati dal respiro di persone accanto a noi. In ogni caso, la prospettiva è di certo interessante, non credi?