Gli animali si sono rimpiccioliti nel corso del tempo: un nuovo studio spiega perché
In un antico passato, gli animali che popolavano il nostro pianeta erano molto più grandi rispetto a quelli di oggi. Perché? Un nuovo studio mette in un luce una nuova spiegazione che riguarda l'evoluzione.
La regola di Cope sull'evoluzione degli animali
Tracy O/Wikimedia commons - CC BY-SA 2.0
Molti degli animali estinti da milioni di anni e che popolavano la Terra in tempi remoti avevano dimensioni davvero impressionanti: basti pensare ai dinosauri e ai mammuth, che avrebbero messo in difficoltà qualunque essere umano. Ma quale mammifero o rettile, oggi può vantare la stessa maestosità? La maggior parte delle specie moderne hanno dimensioni decisamente inferiori rispetto a quelle dei loro antenati vissuti cento milioni di anni fa: eppure, riflettendo sui principi dell'evoluzione, non dovrebbe essere il contrario? Se la grandezza è indice di forza, perché oggi gli animali sono più piccoli rispetto a ieri?
Nel XIX secolo, il paleontologo Edward Cope si rese conto che i primi parenti dei cavalli avevano, in origine, dimensioni simili a quelle dei cani, ma via via la loro grandezza aumentò. In seguito elaborò la regola di Cope, secondo cui diverse specie animali tendono a sviluppare dimensioni maggiori nel corso dell'evoluzione.
Tuttavia, un nuovo studio ha posto l'accento sulla questione contraria, cioè che diversi animali sono diventati più piccoli nel tempo e suggerendo che alla base di questo fenomeno ci siano principalmente due ragioni: a instaurare il meccanismo di rimpicciolimento della fauna sarebbero stati sia il pericolo di estinzione che la lotta per l'accaparramento del cibo.
Dibattito sulla regola di Cope, nuovo studio spiega perché alcuni animali si sono rimpiccioliti
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I cavalli dell'Alaska hanno ridotto le proprie dimensioni del 12% circa nel periodo compreso tra 24.000 e 14.500 anni fa. Anche alcune lucertole e le tartarughe Cryptodira sono tra le specie che, nel corso dell'evoluzione, si sono rimpicciolite. La nuova ricerca è stata condotta dal dottor Shovonlal Roy, modellista di ecosistemi presso l'Università di Reading, Regno Unito, e mette in luce il perché alcuni animali sono diventati sempre più piccoli nell'arco di migliaia e milioni di anni, stando a quanto dimostrano i reperti fossili scoperti nel tempo. Lo studio ha impiegato modelli computerizzati per simulare il processo evolutivo.
"La regola di Cope presuppone che l'evoluzione aumenti gradualmente le dimensioni del corpo nei lignaggi. Negli ultimi decenni, due scuole di pensiero hanno alimentato il dibattito sull'applicabilità della teoria riportando prove empiriche, rispettivamente, a favore e contro la regola di Cope" si legge nello studio. "Le apparenti contraddizioni così documentate evidenziano la necessità di una sintesi globale basata su un processo attraverso il quale entrambe le posizioni di questo dibattito possano essere comprese e conciliate. Qui, riportiamo tre modelli macroevolutivi caratteristici, di cui solo due sono coerenti con la regola di Cope."
I risultati emersi hanno dimostrato, per prima cosa, che può essere applicata quando le interazioni tra le specie "dipendono esclusivamente dalle differenze relative alla dimensione corporea e il rischio di estinzione del lignaggio è basso."
Ecco perché alcuni animali sono diventati più piccoli con l'evoluzione
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La seconda osservazione riguarda il fatto che in contesti con un rischio maggiore di estinzione, "la ricorrente eliminazione evolutiva dei principali predatori induce un’evoluzione ciclica verso dimensioni corporee più grandi, secondo la regola di Cope." Ma quando le interazioni tra le specie sono stabilite non solo dalle dimensioni ma anche dalle rispettive nicchie ecologiche, "la regola di Cope può essere invertita, portando a un’evoluzione ciclica verso dimensioni corporee più piccole. Questa regola di Cope inversa ricorrente è caratterizzata da un'evoluzione della comunità altamente dinamica, che coinvolge la diversificazione delle specie con dimensioni corporee di grandi dimensioni e l'estinzione di specie con dimensioni corporee piccole. A nostra conoscenza, questi risultati forniscono il primo fondamento teorico per conciliare le contrastanti prove empiriche riportate sull’evoluzione delle dimensioni corporee."
La ricerca, in sostanza, dimostra che le dimensioni degli animali possono aumentare o ridursi nel lungo periodo in base all'habitat in cui si sono evoluti, "proprio come cerchiamo di adattarci al clima caldo o freddo a seconda di dove viviamo" spiega Roy. "In luoghi e tempi in cui c'è molta competizione tra diverse specie per cibo e riparo, le dimensioni degli animali spesso diminuiscono man mano che le specie si espandono e si adattano alla distribuzione delle risorse e dei concorrenti." Al contrario, in ambienti in cui la competizione è minore, le dimensioni delle specie tendono ad aumentare, sebbene un piccolo gruppo di animali imponenti sia più vulnerabile e sperimenta un rischio maggiore di estinzione. “I cambiamenti nei fattori ecologici aiutano a spiegare perché i reperti fossili mostrano mix così confusi di modelli di evoluzione delle dimensioni, con alcuni lignaggi che si restringono nel tempo e altri che crescono”.
Una proposta teorica piuttosto convincente e che spiega queste due tendenze evoluzionistiche così opposte. Che ne pensi?