Perché gli esseri umani sono diventati bipedi? Mistero svelato grazie al cranio di una scimmia estinta
Sappiamo di provenire dalle scimmie, ma come ha fatto l'uomo a imparare a camminare in modo eretto, diventando un bipede? Un nuovo studio sembra aver trovato la risposta.
L'orecchio interno del Lufengpithecus spiega perché siamo diventati bipedi
Freepik
Sappiamo come ha avuto origine l'essere umano e conosciamo la nostra storia evolutiva, ma mancano diversi tasselli a completare il puzzle. Uno di questi riguarda il modo in cui abbiamo imparato a camminare su due gambe, abbandonando l'uso delle braccia per spostarsi nell'ambiente. Se le scimmie, infatti, le usano per muoversi e arrampicarsi sugli alberi, in che modo l'essere umano è diventato un bipede? Una nuova ricerca ha fornito una risposta: la chiave di questo passaggio della nostra evoluzione sarebbe nascosto nell'orecchio interno del Lufengpithecus, antenato degli oranghi. Il teschio di questa specie estinta potrebbe infatti contenere il segreto di questo cruciale passaggio.
I nostri parenti più prossimi, le scimmie moderne, hanno una locomozione molto diversa dalla nostra: benché possano muoversi in modo eretto, alternano l'uso di tutti e quattro gli arti sia per camminare che per arrampicarsi. Gli scienziati si sono a lungo interrogati sul perché, evolvendoci da un antenato quadrupede, abbiamo sviluppato questa capacità, ma nessuna ricerca e analisi fossile era finora riuscita a trovare una spiegazione definitiva. Il nuovo studio, però, è arrivato ad una svolta proprio grazie all'analisi del cranio di una scimmia vissuta sei milioni di anni fa, il Lufengpithecus, appunto. La scoperta è stata possibile grazie a un nuovo metodo di osservazione, che prevede l'analisi della regione ossea dell'orecchio interno tramite scansione TC tridimensionale.
Il bipedismo umano si è sviluppato in tre fasi
Illustrazione di Xiaocong Guo/Xijun Ni, Institute of Vertebrate Paleontology and Paleoanthropology, Chinese Academy of Sciences
Yinan Zhang, primo autore dello studio e dottorando presso l'Istituto di Paleontologia dei Vertebrati e Paleoantropologia dell'Accademia Cinese delle Scienze, ha dichiarato: "I canali semicircolari, situati nel cranio tra il nostro cervello e l'orecchio esterno, sono essenziali per fornire il nostro senso di equilibrio e posizione quando ci muoviamo e forniscono una componente fondamentale della nostra locomozione di cui la maggior parte delle persone probabilmente non è a conoscenza."
La forma e le dimensioni di questi canali semicircolari, spiega Zhang, sono correlate al modo in cui i mammiferi, tra cui scimmie ed esseri umani, si muovono nel loro habitat. Grazie a tecnologie di imaging innovative, gli autori dello studio sono riusciti a osservare la struttura interna dei crani fossili ed "esaminare i dettagli anatomici dei canali semicircolari per rivelare come si muovevano i mammiferi estinti" aggiunge Zhang.
Terry Harrison, tra i coautori dello studio e antropologo della New York University, ha spiegato che la ricerca indica tre fasi nell'evoluzione del bipedismo umano. “In primo luogo, le prime scimmie si muovevano sugli alberi in uno stile molto simile a quello dei gibboni di oggi in Asia. In secondo luogo, l'ultimo antenato comune delle scimmie e degli esseri umani era simile nel suo repertorio locomotore al Lufengpithecus, utilizzando una combinazione di camminata e arrampicata, sospensione degli arti anteriori, bipedismo arboreo e quadrupedismo terrestre. È da questo ampio repertorio locomotore ancestrale che si è evoluto il bipedismo umano."
Il cambiamento climatico come possibile fattore
Yinan Zhang, Institute of Vertebrate Paleontology and Paleoanthropology, Chinese Academy of Sciences
I precedenti studi si erano concentrati per lo più sul confronto tra le ossa di spalle, bacino, colonna vertebrale e arti e i diversi tipi di locomozione degli umani e delle scimmie odierni, ma senza giungere a un risultato chiaro. I teschi della specie Lufengpithecus sono stati scoperti per la prima volta negli anni Ottanta, nella regione cinese dello Yunnan, fornendo nuovi metodi di studio sullo sviluppo del bipedismo umano. I crani, però, avevano subito una distorsione che oscurava la parte dell'orecchio interno, scoraggiando i primi ricercatori, che ritenevano compromessi anche i fragili canali semicircolari. Grazie alla scansione tridimensionale, oggi, Zhang e colleghi sono riusciti a illuminare questa parte nascosta dei teschi per ricostruire virtualmente i canali ossei, confrontandoli poi con altri umani e scimmie, moderni e fossili, originari di Europa, Asia e Africa.
Il professor Xijun Ni, a capo del progetto, ha affermato: "Sembra che l’orecchio interno fornisca una documentazione unica della storia evolutiva della locomozione delle scimmie, offrendo un’inestimabile alternativa allo studio dello scheletro postcranico. La maggior parte delle scimmie fossili e i loro presunti antenati sono intermedi nella modalità locomotoria tra i gibboni e le scimmie africane. Più tardi, la linea umana si è discostata dalle grandi scimmie con l’acquisizione del bipedismo, come si vede nell’Australopithecus, uno dei primi parenti umani provenienti dall’Africa”.
Secondo il team, il cambiamento climatico può aver inciso in modo significativo sull'allontanamento motorio tra scimmie ed esseri umani. La formazione delle calotte glaciali dell'emisfero settentrionale, ad esempio, coincide con un aumento del cambiamento del labirinto osseo. "Questo potrebbe segnalare un rapido aumento del ritmo di l’evoluzione delle scimmie e dell’apparato locomotore umano” ha affermato Harrison.
Un altro mistero della nostra evoluzione è stato risolto.