Una chimica ha suggerito di aggiungere il sale al tè, ma non tutti sono d’accordo

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di Gianmarco Bonomo

10 Febbraio 2024

Una chimica ha suggerito di aggiungere il sale al tè, ma non tutti sono d’accordo

Dire agli inglesi come fare il tè è un po’ come insegnare agli italiani a cucinare la pasta: si può fare, ma l’accoglienza non è mai troppo buona. Di recente, una chimica statunitense ha proposto proprio alcuni cambiamenti alla tradizione britannica del tè, scatenando una comprensibile polemica fra gli amanti della bevanda. Ma perché tutto questo scalpore? Neanche avesse suggerito di aggiungere il sale. O sì?

Per gli inglesi il tè è una questione di grande importanza

Per gli inglesi il tè è una questione di grande importanza

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Nonostante la provenienza da altre regioni del mondo, non si può negare che l’immagine del tè sia oggi legata a quella dell’Inghilterra. D’altronde, nel Regno Unito il tè è una vera istituzione ed è in grado di scatenare opinioni molto forti su tutte le fasi, dalla coltivazione al consumo. Addirittura, periodicamente si discute su quali siano le procedure più corrette dal punto di vista scientifico per preparare una buona tazza di tè.

Se il neuroscienziato Dean Burnett sostiene che il modo migliore sia “quello che piace di più”, per una chimica americana le cose stanno diversamente. Michelle Francl, professoressa di chimica al Bryn Mawr College, ha infatti pubblicato un libro in cui cerca di impiegare le proprie competenze per capire come preparare la perfetta tazza di tè. Va da sé che la mera pubblicazione del libro ha scatenato le reazioni di tutti i sudditi di Sua Maestà, colpiti nel vivo di una tradizione identitaria. Ma nulla ha scatenato le polemiche come la proposta di aggiungere al tè il sale.

Il sale nel tè: provocazione o intuizione?

Il sale nel tè: provocazione o intuizione?

Freepik / Pexels

Una delle raccomandazioni della chimica statunitense è quella di aggiungere un pizzico di sale al tè. Gli ioni di sodio del sale da cucina possono infatti bloccare alcuni nostri recettori che ci fanno percepire la sensazione del tè amaro. E non sarebbe neanche una scoperta recente - secondo Francl lo facevano già i cinesi nell’VIII secolo - né di un attacco al gusto corrente. Si tratta, infatti, di un mero suggerimento dal punto di vista scientifico che non intende sconfinare nel territorio del gusto, dove ognuno è sovrano.

Così come con il sale, Francl si sofferma anche sulla tendenza ad aggiungere zucchero, aspartame e limone, analizzando le reazioni chimiche che danno luogo ai sapori e agli aromi di una tazza di tè. Inoltre, si occupa anche della questione più dibattuta nei confronti del tè all’inglese: perché si mette il latte? La questione del sale può forse anche suscitare meraviglia, ma sul latte si entra in un campo diverso.

Perché gli inglesi mettono il latte nel tè?

Perché gli inglesi mettono il latte nel tè?

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Al momento, in risposta alla domanda sul perché gli inglesi mettono il latte nel tè ci sono soltanto teorie più o meno diffuse, più o meno attendibili. Secondo una delle più popolari, il latte veniva utilizzato in passato per evitare che le tazze di porcellana potessero danneggiarsi a causa dell’acqua bollente. Bastava aggiungere poco latte perché la temperatura del tè si abbassasse, senza causare danni. Un’altra teoria suggerisce che il latte veniva aggiunto per coprire alcuni sapori troppo amari del tè, soprattutto quando questo era di bassa qualità.

D’altronde, forse i cinesi dell’VIII secolo erano a conoscenza delle virtù del sale nel tè, ma di certo non lo sapevano gli inglesi, che anche oggi si scandalizzano di fronte alle proposte di Michelle Francl. Certo, l’aggiunta del sale al tè sembra molto più insolita di quella del latte, e su entrambe si discute animatamente a prescindere dal punto di vista scientifico. Ma qualcuno lo ha davvero assaggiato?