Se rincorri una zanzara per schiacciarla in realtà stai facendo più male che bene: pungerà di più
Tutti sappiamo quanto sia fastidioso dare la caccia a una zanzara che, per tutta la notte, non fa altro che tormentarci. Magari ci si è appena addormentati, e all’improvviso inizia quel ronzio dalle parti dell’orecchio che urla “pericolo”. A volte la caccia va bene, altre volte va male e la zanzara riesce a eludere la nostra guardia. Ecco, una ricerca recente potrebbe spiegare come fanno le zanzare a sopravvivere ai nostri tentativi di ridurle a murales. E la colpa sarebbe… nostra. Vediamo in che senso.
Zanzare in fuga: la scienza tenta di dare una spiegazione
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A parlare sono i ricercatori dell’Università di Wageningen, che hanno filmato e analizzato centinaia di zanzare in fuga per determinare come ci riescano. La ricerca pubblicata su Current Biology parte dal presupposto che le zanzare volano in modo imprevedibile per aumentare le loro possibilità di fuga. Chiunque abbia provato a scacciarle deve essersene reso conto in modo empirico, e magari ha cercato di utilizzare strumenti ritenuti più sicuri, come uno schiacciamosche meccanico.
In realtà, come dimostrato dai ricercatori, pare che le zanzare non si limitino a volare in modo imprevedibile ma sfruttano le correnti d’aria per massimizzare questa imprevedibilità. Correnti d’aria create da uno schiacciamosche oppure dalle mani della persona che intende braccarle. Secondo lo studio, in pratica, le zanzare possono percepire l’onda d’aria creata da uno scacciamosche e utilizzarla a proprio vantaggio.
Come fanno le zanzare a scappare dal loro destino?
Per fuggire da schiacciamosche e strumenti affini, le zanzare usano una combinazione di meccanismi attivi e passivi. Dopo aver rilevato l’attacco, in pratica, si allontanano attivamente volando in modo imprevedibile, mentre il flusso d’aria generato dallo strumento le spinge via passivamente. In pratica, le zanzare in fuga surfano sull’onda d’aria creata dallo strumento che dovrebbe porre fine alle loro sofferenze. E alla nostra.
I ricercatori hanno anche misurato, mediante le centinaia di osservazioni, quanto influisce la componente passiva sulla riuscita della fuga. Parliamo di un range fra il 20% e il 40%: ciò vuol dire che le zanzare potrebbero anche non riuscire a salvarsi se non aiutate dall’onda d’aria di uno schiacciamosche. In pratica, se non riusciamo a risolvere il problema notturno di una zanzara che ci disturba, parte della colpa è anche nostra. Fra il 20% e il 40%, insomma.
Le implicazioni future della ricerca sulle zanzare
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I risultati di questa ricerca possono aiutarci a comprendere meglio il comportamento della zanzare, ma potrebbero anche orientare lo sviluppo di nuovi strumenti di controllo. La possibilità di capire quali sono i sensori che le zanzare sfruttano per rilevare il flusso d’aria potrebbe consentire un miglioramento generale delle trappole, e così via. La realtà è che limitare le zanzare non è soltanto una questione di fastidio nelle notti estive o, a causa delle zanzare tigre, nelle notti e basta. Il problema da risolvere riguarda le malattie trasmesse dalle zanzare stesse, come la malaria, diffuse in alcune zone del mondo.
In conclusione la ricerca dell’Università di Wageningen permette di intravedere un futuro diverso nella lotta alle zanzare. Conoscere i meccanismi che permettono alle zanzare di fuggire è il primo passo per controllare queste popolazioni di insetti. E, nel frattempo, salvare più vite.