Secondo uno studio le persone con una casa "disordinata" hanno un tratto della personalità in comune

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di Gianmarco Bonomo

01 Marzo 2024

Secondo uno studio le persone con una casa "disordinata" hanno un tratto della personalità in comune

Essere disordinati è un tratto piuttosto comune fra gli esseri umani. Certo, non tutti vivono il disordine allo stesso modo e anzi alcuni lo detestano completamente, ma si tratta di un aspetto estremamente diffuso. Quali sono però gli effetti del disordine sul nostro cervello? E perché spesso non riusciamo a fare a meno di essere un po’ disordinati? Scopriamolo insieme!

Gli effetti del disordine sul nostro cervello

Gli effetti del disordine sul nostro cervello

Unsplash

Non è raro imbattersi in persone che non riescono a fare nulla se c’è anche soltanto un po’ di disordine intorno a loro, e allo stesso tempo non è raro imbattersi in persone che nel disordine trovano ispirazione. Si tratta di due estremi che tuttavia indicano molto bene le due tendenze dell’essere umano: il fascino del caos e la necessità di vivere in ambienti ordinati. Secondo alcune ricerche, potrebbe esserci una spiegazione per questa propensione verso l’ordine.

Alcuni studi recenti hanno infatti dimostrato come ridurre il disordine possa migliorare la nostra capacità di concentrazione. In pratica, ambienti ordinati permettono di avere una maggiore produttività e pensare in modo più chiaro. Al contrario, ambienti troppo disordinati possono avere effetti negativi sul cervello in relazione ai livelli di stress, alla qualità del sonno e alla dieta alimentare.

Ordine e disordine, indecisione e procrastinazione

Tenere in ordine i nostri spazi non è soltanto una questione di estetica, quanto una pratica che ha un impatto diretto sul nostro benessere. Una ricerca recente pubblicata sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health ha scoperto un collegamento fra persone indecise e difficoltà a mettere in ordine, così come fra persone decise e propensione all’ordine. Pratiche come il decluttering, selezionare ossia quali oggetti tenere e quali gettare via, richiedono di prendere decisioni. E questo non è per tutti.

Un altro studio ha invece trovato dei collegamenti fra il disordine e la procrastinazione. Chi ha una casa disordinata, infatti, tende anche a procrastinare gli impegni, a cui si aggiunge anche la propensione ad essere indecisi. Dagli effetti del disordine sul nostro cervello si passa quindi agli effetti della nostra personalità sul disordine, che quindi emerge come caratteristica soggettiva di una persona.

Si può andare oltre il disordine?

Si può andare oltre il disordine?

LilyWhitesParty/Flickr - CC BY-NC 2.0

Alla domanda non è semplice trovare una risposta. Innanzitutto, come abbiamo visto, i legami fra personalità e disordine sono molto profondi; in secondo luogo, la propensione al disordine è fin troppo soggettiva. Secondo il filosofo brasiliano Mario Sergio Cortella, andrebbe messa in discussione l’ossessione per la perfezione caratteristica della società moderna. La vita, sostiene Cortella, è fatta di problemi e confusione, e cercare di nasconderne le imperfezioni è un tentativo tanto inutile quanto dannoso. C’è molta più bellezza nell’imperfezione, insomma, di quanta ce ne sia in una perfezione illusoria e passeggera.

Come spesso accade, il segreto è trovare una via di mezzo fra le due posizioni. Se diverse ricerche scientifiche hanno mostrato come il disordine possa influire sul nostro benessere, è giusto tenerne conto. Allo stesso tempo, ricercare l’ordine non vuol dire necessariamente volere una perfezione effimera. Può anche significare apprezzare un ambiente disordinato, ma ricordarsi di mettere tutto in ordine. Di tanto in tanto.