Pitagora era convinto che la musica gradevole seguisse una matematica precisa, ma un nuovo studio lo smentisce
Secondo una nuova ricerca, il tono e il modo in cui gli strumenti vengono accordati influiscono sul nostro apprezzamento e percezione, rivoluzionando le longeve teorie musicali occidentali derivanti da Pitagora.
L'idea di Pitagora sulla musica armonica
nature communications
I risultati di un nuovo studio ci invitano a sperimentare strumenti musicali di diverse culture, senza limitarci a quelli occidentale. Il filosofo e matematico greco Pitagora sosteneva che la combinazione di note che producono un suono piacevole, ovvero la cosiddetta consonanza, fosse il risultato naturale di un'interazione speciale tra cifre semplici come 3 e 4. Sebbene gli studiosi abbiano ricercato negli anni spiegazioni alternative di natura psicologica, la teoria pitagorica è rimasta la più accreditata: i rapporti tra le note renderebbero un accordo piacevole e deviarli significherebbe rendere un suono poco gradevole.
Tuttavia, i ricercatori dell'Università di Cambridge, del Max Planck Institute for Empirical Aesthetics e dell'Università di Princeton hanno dimostrato qualcosa di diverso: stando a quanto emerso, quando ascoltiamo una melodia non sembriamo davvero preferire gli accordi che hanno questi rapporti matematici.
Nella musica preferiamo l'imperfezione
Peter Harrison della Facoltà di Musica di Cambridge e direttore del suo Centro per la Musica e la Scienza, coautore dello studio, ha spiegato: “Preferiamo lievi quantità di deviazione. Ci piace una piccola imperfezione perché dà vita ai suoni, e questo ci attrae." Non solo: secondo i ricercatori, l'impatto di questi rapporti matematici tra le note tende a svanire nel momento in cui ascoltiamo determinati strumenti musicali che non ci sono familiari e che non appartengono alla cultura occidentale. Fra questi si annoverano gong, campane, xilofoni e strumenti a percussione intonati.
Gli autori si sono concentrati particolarmente sul bonang, strumento del gamelan giavanese, orchestra composta perlopiù da strumenti di origine indonesiana. Harrison ha spiegato: "Quando usiamo strumenti come il bonang, i numeri speciali di Pitagora volano via e incontriamo modelli completamente nuovi di consonanza e dissonanza. La forma di alcuni strumenti a percussione fa sì che quando li colpisci, e risuonano, le loro componenti di frequenza non rispettano quelle tradizionali relazioni matematiche. È allora che scopriamo che accadono cose interessanti."
Gli esperimenti sul bonang indonesiano
Unknown author - Photo by Szilas, 2013-03-04/Wikimedia commons - Public Domain
La ricerca occidentale, sostiene Harrison, si è concentrata sugli strumenti orchestrali noti e famigliari, "ma altre culture musicali utilizzano strumenti che, per la loro forma e fisica, chiameremmo 'inarmonici'." Durante lo studio, i ricercatori hanno realizzato un laboratorio virtuale online con 4.000 partecipanti provenienti da USA e Corea del Sud che hanno preso parte a ventitré esperimenti, senza avere familiarità con la musica indonesiana. Dopo aver ascoltato degli accordi, hanno espresso un punteggio numerico in base al livello di apprezzamento, oltre a poter utilizzare il cursore per correggere delle note in un accordo per renderlo più armonico.
È emerso che la maggior parte dei giudizi erano a favore di una lieve imperfezione. La consonanza del bonang, hanno scoperto i ricercatori, era adatta alla scala musicale indonesiana, ma non potrebbe essere emulata con un pianoforte occidentale senza risultare dissonante. “I nostri risultati sfidano l’idea tradizionale secondo cui l’armonia può essere solo in un modo e che gli accordi devono riflettere queste relazioni matematiche." Utilizzando strumenti diversi, aggiunge Harrison, si può creare un linguaggio armonico inedito e che gli ascoltatori possono istintivamente apprezzare, invitando i musicisti a sperimentare strumenti non familiari per aprirsi a nuove possibilità creative, a patto di essere disposti a cambiare timbro.
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