Le civiltà aliene potrebbero essere intrappolate nei loro mondi (se esistono): la nuova ipotesi

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di Gianmarco Bonomo

07 Marzo 2024

Le civiltà aliene potrebbero essere intrappolate nei loro mondi (se esistono): la nuova ipotesi

Siamo soli nell’universo? Si tratta di una domanda che cambia il suo significato a seconda di chi la pone. Una delle personalità più autorevoli in merito non si è limitata a porre la domanda, ma ha anche dato una risposta. Si tratta di Frank Drake e della sua omonima equazione, in grado di calcolare con quante civiltà aliene potremmo entrare in contatto. Tuttavia, un nuovo studio potrebbe aver trovato un’altra risposta alla questione: magari queste civiltà sono intrappolate sui loro pianeti. Com’è possibile?

L’equazione di Drake: quante civiltà extraterrestri ci sono nell’universo?

L’equazione di Drake: quante civiltà extraterrestri ci sono nell’universo?

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Siamo nel 1961, e Frank Drake è un giovane astrofisico statunitense che si sta preparando a un incontro scientifico su come trovare le forme di vita nell’universo. Mentre pianifica il suo intervento, si rende conto della possibilità di stimare il numero di civiltà extraterrestri che potremmo contattare mediante la formula che, da quel momento, porterà il suo nome. Queste le parole di Drake sulla sua equazione:

Pianificando l’incontro, mi resi conto con qualche giorno d’anticipo che avevamo bisogno di un programma. E così mi scrissi tutte le cose che avevamo bisogno di sapere per capire quanto difficile si sarebbe rivelato entrare in contatto con delle forme di vita extraterrestri. E guardando quell’elenco diventò piuttosto evidente che moltiplicando tutti quei fattori si otteneva un numero, N, che è il numero di civiltà rilevabili nella nostra galassia. Questo, ovviamente, mirando alla ricerca radio, e non alla ricerca di esseri primordiali o primitivi.

L’equazione di Drake infatti mette insieme tutta una serie di probabilità relative alle informazioni in nostro possesso su stelle, pianeti, vita e onde radio. Il risultato, dopo la moltiplicazione, è il numero di civiltà extraterrestri che possiamo aspettarci vivano nel nostro universo.

Le civiltà extraterrestri esistono, ma non possono lasciare i loro pianeti: la nuova ipotesi

Le civiltà extraterrestri esistono, ma non possono lasciare i loro pianeti: la nuova ipotesi

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Nonostante la sua valenza quasi più metafisica che tecnica, l’equazione di Drake potrebbe ancora migliorare. A sostenerlo è un recente articolo di Elio Quiroga Rodrìguez, professore alla Universidad del Atlántico Medio. Secondo Quiroga, l’equazione potrebbe non considerare alcune delle situazioni più comuni dell’universo osservabile. Se anche le civiltà extraterrestri esistessero, in pratica, potrebbero non essere in grado di lasciare i loro pianeti.

Una delle ragioni riguarda i pianeti abitabili con massa superiore a quella della Terra. Con una massa maggiore, sarebbe più forte anche l’attrazione gravitazionale. Allo stesso tempo, potremmo non venire mai a conoscenza di civiltà subacquee che non utilizzano segnali radio per la comunicazione. Insomma, anche dal punto di vista concettuale l’equazione di Drake presta il fianco a critiche e, pertanto, a miglioramenti.

Siamo soli nell’universo?

Siamo soli nell’universo?

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Ritorna qui la domanda dell’introduzione, stavolta però con il supporto dell’equazione di Drake e dei dubbi di Quiroga. Più che un mero esercizio mentale, ma meno che una solida teoria scientifica, l’equazione indica quali parametri dovremmo considerare per escludere, o confermare, l’esistenza di civiltà extraterrestri nell’universo. Almeno, da un punto di vista statistico e probabilistico.

Certo, si tratta di una relazione che non ha una grande validità pratica, e dal punto di vista concettuale assume più rilevanza il Paradosso di Fermi. Nonostante questo, l’equazione di Drake dimostra come sia complessa la ricerca di vita nell’universo anche da un punto di vista teorico. Già soltanto l’universo osservabile è più vasto di qualsiasi rappresentazione, per non parlare di quello che c’è oltre: hic sunt leones o, meglio, hic sunt multiversi. Solo che non è possibile esplorarli.