Gli esseri umani sono i migliori amici dei corvi: apprezzano la nostra presenza più di quanto crediamo
Gli studi sui corvi continuano ad affascinare gli scienziati, che ora hanno fatto una nuova scoperta sul loro conto: questa volta, si tratta del loro rapporto con gli esseri umani.
Cosa fanno i corvi senza di noi?
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Sebbene siano spesso temuti e non abbiano un'ottima reputazione, è ormai assodato che i corvi siano animali estremamente intelligenti, alla stregua delle scimmie e forse anche di più, nonostante il loro cervello sia molto più piccolo.
Uno studio condotto dall'Università di Tel Aviv, Israele, ha deciso di osservare cosa accade ai volatili che sono abituati a vivere in zone urbane, dunque vicino agli esseri umani, quando si verifica un'improvvisa assenza delle persone nel loro habitat. Tra questi uccelli, i ricercatori hanno coinvolto le cornacchie grigie della famiglia dei corvi, i parrocchetti dal collare rosa e i prinia, tre specie particolarmente comuni e rumorose. Nel momento in cui gli individui "abbandonano" all'improvviso un centro abitato, si verifica qualcosa di molto interessante e che potrebbe definire sorprendente.
In assenza degli umani, l'attività dei corvi si riduce del 50%
L'assenza degli esseri umani da un habitat urbano, dimostra lo studio, porta l'attività sia dei corvi che dei parrocchetti dal collare rosa a ridursi drasticamente. Questi due uccelli sono abituati alla presenza umana, ai rumori della città e al contesto abitato dalle persone, tanto che sono soliti avvicinarsi e cercare di accaparrarsi gli avanzi del nostro cibo. Ma se noi ci assentiamo, "scompaiono" anche loro.
A differenza di queste due specie, i prinia, che sembrano avere un'indole più timida e riservata, quando gli umani si allontanano tendono a intensificare la propria attività. Gli autori, in una prima fase della ricerca, hanno disposto diciassette microfoni sensibili a banda larga per registrare l'area del Parco Yarkon completamente deserto e i quartieri circostanti. Nell'arco di due mesi circa, l'analisi di 3.234 ore di registrazioni con circa 250.000 richiami di uccelli, con il supporto dell'intelligenza artificiale per distinguere i cinguetti, ha rilevato che l'attività dei corvi si era ridotta del 50% circa, mentre il cinguettio dei parrocchetti era inferiore del 90% rispetto a quando la zona era popolata dagli esseri umani. I prinia, al contrario, hanno partecipato alla vita del parco con un 12% di attività in più.
I corvi di città dipendono da noi, secondo lo studio
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Il professor Yossi Yovel, tra gli autori dello studio, ha spiegato che, insieme al suo team e alla stregua di altri ricercatori, ha voluto svolgere un esperimento sul campo per "esaminare come si comportano gli animali in assenza dell’uomo. Molti studi hanno indicato il ritorno di specie in habitat che l’uomo aveva 'abbandonato', ma la maggior parte di questi sono stati condotti attraverso l’osservazione umana, che ovviamente richiede l’uomo, che è, come detto, il fattore il cui effetto vogliamo esaminare."
I microfoni per monitorare l'attività degli uccelli mentre le persone non erano presenti sono stati posizionati a una distanza di cinquecento metri circa gli uni dagli altri. "Abbiamo scelto il quartiere del 'vecchio nord' di Tel Aviv perché è un'area urbana adiacente a un parco, per consentire un confronto tra l'attività degli uccelli in un parco e l'attività degli uccelli in una città. Abbiamo scoperto che l'attività complessiva degli uccelli è maggiore del 53% nei parchi rispetto alle strade adiacenti. I corvi e i parrocchetti dal collo ad anello, che di solito sopravvivono con il cibo avanzato dalle persone nel parco, hanno cercato altre strade."
I risultati, sostengono i ricercatori, evidenziano che alcuni animali, tra cui i corvi, dipendono dagli esseri umani in città: potrebbero persino considerarci "amici" indispensabili?