Sembrava un segnale extraterrestre, poi gli scienziati hanno compreso che era solo un camion molto pesante

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di Gianmarco Bonomo

15 Marzo 2024

Sembrava un segnale extraterrestre, poi gli scienziati hanno compreso che era solo un camion molto pesante

A volte astronomi e astrofisici studiano i segnali e i reperti che arrivano dalle stelle per anni. Magari cercano le conferme a una teoria scientifica, o tracce di materiali extraterrestri, o ancora risposte alle domande più antiche dell’universo. È successo qualcosa di simile nel 2014, quando il segnale di un corpo celeste appena entrato nell’atmosfera terrestre ha portato alcuni ricercatori a credere che fosse di origine aliena. Uno studio recente ha tuttavia rivelato che la risposta potrebbe essere molto più prosaica del previsto: il segnale percepito non era interstellare ma molto più… terrestre. Letteralmente.

 

Un corpo proveniente dallo spazio interstellare si schianta sulla Terra: “non è un normale meteorite”

Un corpo proveniente dallo spazio interstellare si schianta sulla Terra: “non è un normale meteorite”

The Galileo Project/Avi Loeb

Come abbiamo detto in introduzione questa storia inizia nel 2014, e più precisamente l’8 gennaio. Un corpo celeste di piccole dimensioni, senza dubbio distrutto dall’azione dell’atmosfera, si avvicina a grande velocità verso la Terra. Lo schianto avviene sull’Oceano Pacifico, con alcuni frammenti che finiscono in fondo al mare, e fin da subito l’accaduto attira l’interesse di astronomi, astrofisici e appassionati.

Un sismometro che si trova in Papua Nuova Guinea infatti capta dei segnali decisamente inusuali, che potrebbero provenire dall’oggetto entrato nella nostra atmosfera. Amir Siraj e Avi Loeb, due astronomi statunitensi, ipotizzano che il corpo celeste possa avere un’origine interstellare e quindi provenga dallo spazio oltre il sistema solare. Se nel 2022 l’oggetto viene definito CNEOS 2014-01-08 e classificato come possibilmente interstellare, nel 2023 un team di ricercatori organizza una spedizione sul luogo del presunto impatto.

Trovate piccole sfere metalliche di origine interstellare sul luogo dell’impatto: lo studio del 2023

Trovate piccole sfere metalliche di origine interstellare sul luogo dell’impatto: lo studio del 2023

Unsplash

La spedizione sul luogo del presunto impatto, dicevamo, ha il compito di dragare il fondale marino e quindi portare in superficie qualsiasi frammento originatosi durante la collisione. E i ritrovamenti certo non mancano: i ricercatori trovano tantissime sferule metalliche del diametro di circa mezzo millimetro ciascuna. La loro composizione anomala - un mix di berillio, lantanio e uranio - ne conferma l’origine extrasolare e quindi l’appartenenza a CNEOS 2014-01-08. Nello studio pubblicato da Avi Loeb e dai suoi collaboratori, che hanno condotto questa ricerca, si rimarca come le sferule metalliche possano avere un’origine extraterrestre, se non aliena. Per la prima volta, Loeb e gli altri ricercatori si sentono davvero vicini a una scoperta sensazionale: a supporto della loro ipotesi ci sono un segnale chiaro rilevato dal sismografo e un luogo dell’impatto ricco di reperti. Cosa può mai andare storto?

La nuova ricerca e la verità sull’oggetto interstellare

La nuova ricerca e la verità sull’oggetto interstellare

ROBERTO MOLAR CANDANOSA AND BENJAMIN FERNANDO/JOHNS HOPKINS UNIVERSITY

Ecco, una nuova ricerca condotta dalla Johns Hopkins University potrebbe ribaltare tutto quanto scoperto finora, a partire proprio dalle onde sonore rilevate dal sismografo nel lontano 2014, al momento dell’impatto. Lo spiega bene Benjamin Fernando, che ha guidato lo studio e ha analizzato i dati sismici a supporto dell’ipotesi. Il segnale cambiava direzione nel tempo e corrispondeva, in tutta probabilità, alle vibrazioni di un camion che stava passando su una strada vicina. Un esito un po’ troppo prosaico per delle speranze così alte. Ma non è tutto.

Infatti, nello stesso studio il team di ricercatori ha dimostrato come il luogo di ricerca di Avi Loeb non potesse mai essere quello dell’impatto con l’oggetto interstellare. Al contrario, i frammenti del corpo celeste sarebbero finiti in mare a oltre 170 chilometri da quanto prima ipotizzato. Pertanto, le sferule recuperate dal fondo dell’oceano non sono correlate con il piccolo meteorite né si sa con certezza se questo provenga dallo spazio interstellare. Allo stesso tempo, rimane ancora aperto il mistero delle sferule composte da berillio, lantanio e uranio: davvero fanno parte di meteoriti ordinari oppure c’è qualcos’altro dietro? Serviranno altre ricerche per chiarirlo: forse è la volta buona per Loeb e il suo team.