La ISS ha gettato un enorme carico di batterie esauste nello Spazio: ora ha fatto ritorno sulla Terra
Negli ultimi anni, la bassa orbita terrestre è diventata sempre più affollata. Certo, la stazione spaziale internazionale e i satelliti sono fondamentali nella nostra vita quotidiana: gestiscono le comunicazioni, monitorano l’ambiente e svolgono tantissime altre funzioni. Eppure, tutto questo implica anche una maggiore presenza di rifiuti di cui è necessario disporre, spesso rilasciandoli verso la Terra, come avvenuto di recente con il pallet di batterie EP-9 proveniente dalla Stazione Spaziale Internazionale.
Pallet di batterie della ISS in rientro incontrollato
NASA
L’intensificarsi dei lanci verso la LEO, Low Earth Orbit o bassa orbita terrestre, ha comportato la necessità di una migliore gestione dei rifiuti spaziali. Tanto le missioni con i satelliti quanto le missioni umane non corrono un elevato rischio di entrare in contatto con i detriti, ma possono portare alla creazione di nuovi rifiuti che poi bisognerà smaltire. Rientra in questo gruppo il pallet di batterie esauste della Stazione Spaziale Internazionale noto come Exposed Pallet 9 o, appunto, EP-9.
Si tratta di batterie utilizzate dalla ISS negli ultimi anni e dagli astronauti a bordo della stazione spaziale. Il pallet entro cui sono state inserite pesa circa 2,6 tonnellate ed è particolarmente resistente. Tuttavia, manca di un sistema di propulsione proprio: una volta rilasciato, insomma, non può modificare la sua orbita né tentare un rientro sicuro. Come avviene allora il rientro incrontrollato?
Come avviene il rientro delle batterie sulla Terra?
NASA/Mike Hopkins
In breve, con un’attenzione particolare nel gestire il momento del rilascio e seguire tutte le fasi del rientro incontrollato, dall’orbita al contatto con il suolo. Tecnicamente, è una prassi comune sganciare apparecchiature obsolete o non più necessarie dalla stazione spaziale internazionale. Nonostante ciò, il peso di oltre 2 tonnellate e il contenuto di batterie hanno reso EP-9 un oggetto degno di particolare attenzione da parte di diverse aree del mondo. Fino a poco prima dal rientro, è infatti estremamente difficile capire con certezza dove avverrà l’impatto o se l’impatto avverrà del tutto.
Sebbene non sia raro che la ISS lasci cadere verso la Terra rifiuti da smaltire, le batterie di EP-9 avrebbero dovuto usufruire del trasporto giapponese HTV. Così non è stato, a causa della lentezza di smaltimento con questa procedura, per cui la stazione spaziale internazionale si è vista costretta a lanciare nello spazio il pallet di batterie. Nell’attesa di un suo ritorno sulla Terra.
Le batterie rientrano sulla Terra dopo tre anni dal rilascio
ESA
La ISS ha sganciato il pallet di batterie EP-9 nel marzo del 2021, e secondo le previsioni ci sarebbero voluti al massimo quattro anni per completare il rientro. Previsioni rispettate, si potrebbe dire, dal momento che la procedura si è conclusa a inizio marzo 2024, esattamente tre anni dopo il lancio. Si è trattato del carico più grande mai rilasciato dalla stazione spaziale internazionale, ragione per cui è stato anche possibile un tracciamento preciso durante il ritorno sulla Terra. Rientro incontrollato, quindi, per la mancanza di propulsori a stabilirne la traiettoria, ma di certo non un rientro al buio.
Dopo la progressiva esclusione di zone quali l’Italia e la Slovenia, le batterie di EP-9 sono rientrate con successo sulla Terra in un’area fra Cancun e Cuba, nel Golfo del Messico. Sebbene non sia possibile essere completamente certi che nessun detrito sia arrivato al suolo, le probabilità di incidenti sono estremamente basse. Insomma, a smaltire questi rifiuti non sono stati tanto gli astronauti, quanto la stessa atmosfera terrestre.
https://www.space.com/old-batteries-re-enter-atmosphere
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