Premio Nobel per la Chimica spiega come evitare di farsi demoralizzare e scoraggiare dai "fallimenti"
Esistono i fallimenti? Secondo un Premio Nobel per la Chimica no: ecco qual è il suo approccio verso questi difficili momenti della vita e come suggerisce di affrontarli.
Carolyn Bertozzi, Premio Nobel: "I fallimenti non esistono"
Cmichel67/Wikimedia commons - CC BY-SA 4.0
Tutti, nella vita, dobbiamo far fronte a momenti poco piacevoli, che comunemente vengono definiti "fallimenti". Può trattarsi di obiettivi che non riusciamo a raggiungere, di errori che non avevamo previsto di commettere, di insuccessi che suscitano sensazioni negative come frustrazione, sfiducia e scoraggiamento. Ma se bastasse cambiare punto di vista per non sentirsi così e valutare quanto è accaduto da un'altra prospettiva? Esiste un modo per non lasciarci travolgere da questi sentimenti e superarli con rinnovato entusiasmo?
Secondo Carolyn Bertozzi, statunitense, classe 1966, i fallimenti non esistono, ma si tratta di diverse opportunità. Il 5 ottobre del 2022, la donna ha ricevuto il Premio Nobel per la Chimica grazie a una tecnica, la chimica bioortoganale, tramite cui si possono produrre reazioni chimiche nelle cellule vive. Questo l'ha resa una celebrità nella comunità scientifica, ma durante alcune interviste è emerso un altro aspetto del suo bagaglio e riguarda un importante insegnamento: secondo la Bertozzi, nulla può essere considerato un fallimento se è in grado di insegnarci qualcosa.
"Se impari dagli errori, non hai fallito"
In qualità di mentore, desidera dare spazio all'inclusività all'interno del suo laboratorio, insegnando ai suoi allievi che correre dei rischi durante le proprie ricerche e incorrere in errori è del tutto normale. “Se hai imparato qualcosa da questo, non è un fallimento”, sia nella vita che in laboratorio, ha spiegato il Premio Nobel. "Usiamo il fallimento per descrivere eventi della vita che a volte non sono realmente un fallimento, se ci pensiamo a un livello più alto."
Secondo la Bertozzi, una carriera scientifica insegna inevitabilmente a chi la intraprende come affrontare un fallimento. "È come se tu tutti i normali problemi della vita venissero amplificati nella scienza, perché stai intrinsecamente cercando di comprendere l'ignoto. E le tue ipotesi spesso si rivelano errate. E l’unico modo per trovare la verità è fare esperimenti e cercare di comprendere i dati." Talvolta, tuttavia, i dati non sono quelli previsti, ma secondo il Premio Nobel per la chimica, "fallimento" è un termine piuttosto divertente. Perché?
Premio Nobel Bertozzi, il 'fallimento' è il risultato inaspettato di un esperimento
Freepik/Pixabay
"Fallimento è un termine divertente perché lo usiamo per descrivere eventi nella vita che a volte, in realtà, non lo sono." Per spiegare le sue parole, la Bertozzi riporta alcuni esempi concreti: "Quando i miei studenti vengono da me e dicono "Ho provato questo esperimento ed è fallito", e io dico: "Beh, perché pensi che sia fallito? Hai fatto un cattivo esperimento?" La risposta di solito è "No, è stato un buon esperimento ponderato." Alla domanda "Quindi perché è fallito?" loro dicono "Beh, perché volevo che funzionasse e invece è andata male."
Proprio quello è il momento in cui si adopera per far comprendere loro che questo non significa affatto aver fallito: "A quel punto ricordo loro che non è un vero fallimento, ma solo il risultato inaspettato di un esperimento. Ciò significa che pensavi di aver capito quale avrebbe dovuto essere il risultato, ma in realtà era diverso. Ciò significa che devi rivedere le tue ipotesi e hai imparato qualcosa da quel 'fallimento'."
In altre parole, fare degli errori che possono insegnarci in cosa abbiamo sbagliato e aiutarci a correggerli è in sé un metodo per arrivare all'obiettivo, una tappa per raggiungere il successo a cui miriamo. Questo approccio non è applicabile unicamente al campo della scienza, sul quale questo tipo di esperienze sono frequenti, ma a ogni ambito della vita.