Essere pendolari ha un inaspettato beneficio, lo sostiene una ricerca
Per molte persone, lavorare in sede vuol dire spostarsi ogni giorno per molti chilometri, con mezzi propri o con i mezzi pubblici. Negli ultimi anni, l’aumento del lavoro da remoto ha portato a grandi cambiamenti nella vita dei pendolari, che adesso possono evitare gli spostamenti quotidiani. Tutto bene, no? Ecco, non proprio: secondo una ricerca, tornare a casa dal lavoro ogni giorno può avere effetti positivi sulla salute mentale. Ma in che senso? Scopriamolo insieme!
I pro e contro di una vita da pendolari
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Nel delineare le basi del loro studio, i ricercatori della Rutgers University hanno analizzato i dati sulla vita dei pendolari negli Stati Uniti. In pratica, chi si sposta per lavoro passa in media un’ora al giorno in viaggio, con picchi che possono anche arrivare a più di due ore. Da questo punto di vista, il lavoro da remoto potrebbe quindi essere visto come una soluzione: di fronte alla possibilità di evitare 60 minuti o più in viaggio ogni giorno, chi non lo sceglierebbe?
Secondo i ricercatori, la vita da pendolari offrirebbe tuttavia uno spazio definito “liminale” che permette di staccarsi dai ruoli domestici, mentre si va a lavoro, e dai ruoli lavorativi, mentre si torna a casa. Si tratterebbe di un periodo di transizione fondamentale per la salute mentale. Un periodo di transizione che, con il passaggio al lavoro da remoto, semplicemente non esiste più.
Perché essere pendolari migliora la salute mentale
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Il cuore dello studio analizza la nostalgia per il pendolarismo che colpisce alcuni dei lavoratori passati allo smart working. Secondo i ricercatori, questa sensazione si può spiegare con la mancanza di spazio liminale, evitabili quando fra casa e lavoro si frappone una sorta di frontiera. Ma ad alcune condizioni.
Infatti, l’accesso a questo spazio liminale è influenzato da variazioni giornaliere anche piuttosto frequenti: scelta del percorso, mancanza di concentrazione durante la guida, durata del percorso, e così via. Se gli spostamenti più lunghi possono favorire il recupero psicologico, i benefici vengono vanificati da spostamenti stressanti, che riducono il distacco dal lavoro e il recupero della salute mentale. Insomma, il tragitto quotidiano per recarsi al lavoro, o per tornare a casa, riveste un’importanza maggiore rispetto al semplice “spostamento”.
Bisogna tornare a una vita da pendolari?
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Anche se spostarsi per andare al lavoro o tornare a casa può fungere da spazio liminale per recuperare le energie mentali, i ricercatori suggeriscono che anche chi lavora da remoto può usufruire di un meccanismo simile. Basterebbe, in pratica, una breve passeggiata per segnare l’inizio e la fine di una giornata lavorativa. Un conto è tuttavia doversi spostare per andare a lavorare, un conto è renderlo un’abitudine volontaria e di natura facoltativa.
Allo stesso tempo, persino i pendolari potrebbero non riuscire ad accedere allo spazio liminale descritto dalla ricerca. Per migliorare il distacco e il rilassamento mentale, è fondamentale evitare di pensare al lavoro e concentrarsi su attività personali piacevoli: ascoltare musica, parlare con un amico, socializzare costituiscono delle buone alternative. Insomma, lo smart working non ha portato soltanto vantaggi nella vita delle persone, così come essere pendolari non costituisce di per sé uno svantaggio. Si tratta di una scelta che, laddove possibile, va fatta con la consapevolezza che per qualcosa di guadagnato si perderà qualcos'altro, e viceversa.