Abbiamo sempre sbagliato a stimare quando l'uomo iniziò a parlare: nuovo studio rivela una nuova data
Si pensava che l'essere umano avesse iniziato a parlare in un dato momento della preistoria, ma a quanto pare non è così: la datazione potrebbe essere molto più antica di quanto immaginiamo.
L'uomo iniziò a parlare 1,6 milioni di anni fa
Werner Ustorf/Wikimedia commons - CC BY-SA 2.0
L'uomo è sempre stato un grande oratore e, proprio attraverso la parola, ha tramandato storie e leggende che si sono tramutate in opere scritte attraverso i millenni. Sebbene i ricercatori abbiano ricostruito gran parte dell'evoluzione umana, stabilendo diversi momenti chiave di questo percorso, sembra che il momento in cui gli umani preistorici iniziarono a parlare per la prima volta sia ben più antico di quanto si presumesse finora.
Secondo un nuovo libro, che racchiude gli studi dell'archeologo Steven Mithen, docente di Preistoria presso l'Università di Reading, Regno Unito, questa svolta potrebbe essere avvenuta otto volte prima di quanto stabilito in precedenza: non 200.000, ma ben 1,6 milioni di anni fa. Approcciandosi allo studio dello sviluppo evolutivo e linguistico preistorico, Mithen ha scoperto che questa prima forma rudimentale di espressione verbale avrebbe avuto origine nell'Africa orientale o meridionale, in concomitanza con un incremento delle dimensioni del cervello stimata tra 2 e 1,5 milioni di anni fa.
La formazione dell'area di Broca nel linguaggio umano
Mithen, autore del libro "The Language Puzzle: How We Talked Our Way Out of the Stone Age", ovvero "Il puzzle linguistico : come siamo riusciti a uscire dall'età della pietra", ha spiegato che la capacità di parlare ha segnato la pietra miliare per la successiva evoluzione fisica e culturale dell'essere umano, aggiungendo che questo rende incredibilmente importante riuscire a datare le prima forme di linguaggio. In precedenza, gli esperti ritenevano che la parola nella nostra specie fosse subentrata più tardi, ma la ricerca di Mithen, basata su prove genetiche, archeologiche, neurologiche e linguistiche a disposizione, ha spostato questo momento chiave molto più indietro nel tempo.
Ma cosa accadde al cervello umano durante questa fondamentale evoluzione? Le sue dimensioni aumentarono di molto in seguito a due milioni di anni a.C., in particolar modo a partire da 1,5 milioni di anni a.C. Questo portò alla formazione dell'area di Broca, la regione cerebrale deputata al linguaggio, situata nel lobo frontale e coinvolta nella formulazione e nella comprensione della parola, con un ruolo di primo piano nel comporre frasi, esprimere idee e tramutare i pensieri in discorsi. La sua comparsa è legata, con ogni probabilità, allo sviluppo dei primi metodi di comunicazione e al rafforzamento della memoria di lavoro, indispensabile per costruire frasi.
Perché l'uomo ha iniziato a parlare?
Neanderthal Museum/Wikimedia commons - CC BY-SA 4.0
Altri fattori che contribuirono a questa specifica capacità potrebbero racchiudere il bipedismo, risalente a 1,8 milioni di anni fa, e il rimodellamento del cranio, che favorirono anche lo sviluppo del tratto vocale, agevolando la parola. Secondo gli esperti, il linguaggio umano nacque per far fronte a una specifica esigenza: compensare i limiti fisici della nostra specie rispetto alla forza di alcuni animali. La parola permetteva all'homo herectus di organizzarsi in gruppi e coordinare la predazione dei grandi mammiferi, iniziata circa due milioni di anni fa.
La comparsa di strumenti in pietra particolarmente avanzati, sempre intorno a 1,6 milioni di anni a.C., così come i "passaggi culturali" da una generazione all'altra, convalidano il fatto che la parola fosse già utilizzata. La creazione archi e lance hanno ulteriormente contribuito allo sviluppo del linguaggio, ma anche dell'udito. In seguito, l'uso consapevole del fuoco ha promosso le attività sociali e la narrazione, culminando in una progressione crescente che, nel corso del tempo, ha portato alla trasmissione della conoscenza fino ai nostri giorni.