Per la prima volta gli umani hanno "parlato" con una megattera nella sua lingua: l'obiettivo è capire gli alieni

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di Francesca Argentati

24 Aprile 2024

Per la prima volta gli umani hanno "parlato" con una megattera

I ricercatori sono riusciti a intrattenere una "conversazione speciale" con una megattera: questo potrebbe agevolare un'eventuale comunicazione con gli alieni, ecco perché.

La prima conversazione di 20 minuti tra umani e megattera

La lingua parlata dagli alieni che albergano su pianeti diversi dal nostro ci è sicuramente estranea, così come quella di alcune creature terrestri diverse da noi: ad esempio, le megattere. Riuscire a comunicare con queste balenottere può semplificare anche la comprensione di un eventuale dialogo con un extraterrestre. Sulla base di questa teoria, i ricercatori sono riusciti a intrattenere una conversazione inedita con un cetaceo femmina di nome Twain, durata venti minuti.

Gli scienziati dell’Alaska Whale Foundation, dell'UC Davis e del SETI, Search for Extraterrestrial Intelligence, hanno unito le loro forze per riuscire a raggiungere questo obiettivo. E ci sono riusciti. Ma di cosa hanno "parlato" gli umani e la balena? Il team si è allontanato a bordo di una barca dalle coste dell'Alaska, sul Frederick Sound, inviando poi una chiamata di contatto nelle acque dell'oceano, attendendo una risposta. 

La chiamata di contatto e la risposta intenzionale della megattera

Megattera che compie il braching, uscendo dall'acqua con due terzi del corpo per atterrare sul dorso

Whit Welles Wwelles14/Wikimedia commons - CC BY 3.0

Gli scienziati hanno utilizzato un altoparlante subacqueo per riprodurre dei suoni emessi e registrati il giorno precedente proprio dal branco di Twain, che potrebbe aver riconosciuto richiami familiari, forse prodotti proprio da lei stessa. La chiamata di contatto, come ha spiegato Brenda McCowan dell'UC Davis e prima autrice dello studio, viene utilizzata dalle balene per chiamarsi a vicenda o comunicare la propria posizione.

Quando Twain ha raggiunto la barca senza remore, i ricercatori hanno ripetuto la chiamata di contatto per trentasei volte a intervalli irregolari: ogni volta, la balenottera ha risposto al "saluto" facendo trascorrere il medesimo lasso di tempo. Quando, ad esempio, gli scienziati emettevano il segnale dopo dieci secondi dalla risposta di Twain, lei ne aspettava altrettanti prima di interagire nuovamente. In altre parole, il parallelismo tra gli intervalli di tempo indica una comunicazione consapevole e intenzionale da parte dell'animale.

L'esperimento prepara al primo contatto alieno

Il Green Bank Telescope utilizzato per cercare comunicazioni aliene

Image courtesy of NRAO/AUI/Wikimedia commons - CC BY 3.0

L'impressione era quella di essere realmente ascoltati, ha affermato Fred Sharpe dell’Alaska Whale Foundation, coautore della ricerca, augurandosi che anche Twain abbia sperimentato la stessa sensazione. L'esperimento è stato effettuato con l'approvazione del National Marine Fisheries Service e gli autori scoraggiano chiunque intenda provare a mettersi in comunicazione "autonoma" con un cetaceo. In ogni caso, ritengono che si tratti del primo scambio comunicativo tra persone e megattere usando il loro linguaggio.

Lo scambio comunicativo con la megattera potrebbe somigliare a quello con cui gli extraterrestri intelligenti cercano di contattarci, ha spiegato Laurance Doyle del SETI: "Saranno interessati a stabilire un contatto e quindi a prendere di mira i ricevitori umani", come ha fatto Twain. L'obiettivo è perfezionare dei filtri intelligenti e usarli per captare eventuali segnali alieni provenienti dallo spazio, stabilendo la prima forma di contatto.

Capire l'intelligenza non umana, secondo gli autori, permette di prepararsi a cosa fare se questo accadrà. Sulla Terra esistono creature con un'intelligenza sviluppata, ma differente da quella umana: "Studiandole, possiamo capire meglio come potrebbe essere un'intelligenza aliena, perché non sarà esattamente come la nostra." L'esperimento potrebbe essere esteso ad altri cetacei, tra cui i delfini, ma anche carnivori che collaborano nelle attività di caccia e mammiferi sociali come gli elefanti.