Cos’è il cloud seeding e come funziona: ecco come la tecnologia sta cambiando la pioggia

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di Gianmarco Bonomo

22 Aprile 2024

Il cloud seeding stimola la pioggia da nuvole già formate, ma non crea le nuvole

Tutti conosciamo la capacità dell’uomo di modificare l’ambiente per migliorare le sue condizioni di vita. Dalla creazione dei primi villaggi all’urbanizzazione, abbiamo trasformato la Terra in un ambiente quasi del tutto antropizzato, a nostra immagine e somiglianza. Da diverso tempo l’uomo può fare qualcosa di simile anche per quanto riguarda il cielo, mediante una tecnica chiamata cloud seeding o inseminazione delle nuvole. Si tratta di una tecnica che modifica le condizioni meteorologiche per favorire la formazione di pioggia. Ma come funziona esattamente? E quali sono i pro e contro? Scopriamolo insieme!

Cos’è il cloud seeding e come funziona

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Per capire cos’è il cloud seeding, letteralmente inseminazione delle nuvole, e come funziona dobbiamo prima partire da come si forma la pioggia. Tutti sappiamo che la pioggia è dovuta alla condensazione del vapore acqueo all’interno delle nuvole e alla sua successiva precipitazione.

Nello specifico, però, le goccioline di pioggia necessitano di nuclei di condensazione: si tratta di piccolissime particelle, polvere o inquinanti, attorno alle quali si condensa il vapore acqueo che diventerà pioggia. Ma cosa c’entra il cloud seeding?

Presto detto. Siamo alla fine degli anni 40 e Vincent Joseph Schaefer, chimico e meteorologo americano, discute con il collega Irving Langmuir sul modo migliore per creare delle nubi.

Il ghiaccio secco, sostiene Schaefer, potrebbe rappresentare un ottimo nucleo di condensazione. Nello stesso periodo, il climatologo Bernard Vonnegut compie degli esperimenti in cui utilizza lo ioduro di argento come nucleo di condensazione.

Si tratta di un materiale impiegato ancora oggi nella moderna inseminazione delle nuvole, eseguita mediante cannoni che sparano particelle verso il cielo o aerei che spargono le particelle sopra le nubi.

Vantaggi e svantaggi del cloud seeding

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Com’è intuitivo supporre, ci sono evidenti vantaggi nell’uso del cloud seeding, soprattutto nelle aree colpite da siccità frequenti o improvvise. Avere a disposizione una maggiore quantità d’acqua piovana può migliorare la produzione agricola e portare benefici economici alle comunità.

Detto questo, il cloud seeding non rappresenta la panacea di tutti i mali: non crea le nubi ma può stimolare la pioggia in nubi già esistenti. Soprattutto in zone dove la siccità è stagionale, è importante accumulare l’acqua durante i periodi normali.

Per quanto sia una tecnica innovativa e dalle grandi potenzialità, il cloud seeding ha comunque diversi svantaggi dei quali bisogna tenere conto.

Il primo riguarda l’introduzione dello ioduro di argento nell’atmosfera e nella pioggia. Legandosi all’acqua, infatti, lo ioduro d’argento finisce nelle risorse idriche e quindi nell’acqua presente nell’ecosistema e nel nostro sistema idrico. Al momento, non ci sono certezze in relazione agli eventuali effetti sulla salute delle persone.

Il secondo svantaggio riguarda l’efficacia stessa della tecnica: in linea teorica, è possibile far piovere inseminando le nuvole con sostanze che fungono da nucleo di condensazione. Nella pratica, non è facile capire se la pioggia sia causata dal cloud seeding o avvenga in modo naturale.

Paesi che utilizzano il cloud seeding

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Fra i Paesi che utilizzano maggiormente l’inseminazione delle nuvole ci sono la Cina, gli Emirati Arabi e gli Stati Uniti, tutti Stati con ampie zone desertiche e siccità stagionali. In particolare, si è parlato tanto di cloud seeding quando il governo cinese lo utilizzò prima delle Olimpiadi di Pechino del 2008 per purificare l’aria dall’inquinamento.

Come si vede, le potenzialità della tecnologia sono enormi ma richiedono ulteriori ricerche su sicurezza ed efficacia. Con il tempo potremo sapere se sia davvero possibile stimolare la pioggia in modo sicuro e stabile, senza bisogno di una danza apposita.