Secondo uno studio le persone più belle sono anche quelle più affidabili: lo dice la nostra percezione

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di Gianmarco Bonomo

10 Giugno 2024

Contrariamente a quanto si pensa la bellezza non è soggettiva ma, allo stesso tempo, non è nemmeno un insieme di canoni oggettivi. La percezione della bellezza è una caratteristica prettamente culturale che però ha ricadute nel modo in cui ci comportiamo. Lo hanno dimostrato alcuni ricercatori in un recente studio, condotto per rispondere a questa domanda: essere considerati belli comporta dei privilegi? Ma non solo.

Una ricerca sulla percezione della bellezza

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Per capire quanto conta la percezione della bellezza, i ricercatori hanno condotto una ricerca su diversi gruppi di soggetti e diverse città. Come vedremo, in tutti e tre gli esperimenti si nota il tentativo di scoprire quanto la bellezza sia in grado di influenzare le nostre decisioni.

Il primo esperimento ha coinvolto 76 volontari a Parigi divisi in due gruppi: il primo gruppo doveva giocare e scegliere se fidarsi dell’altro gruppo, mentre il secondo doveva giocare e scegliere se tradire la fiducia del secondo gruppo. Nel secondo esperimento, 178 persone a Lione hanno dovuto prevedere il comportamento di soggetti basandosi su foto identificative neutre. Il terzo esperimento invece ha coinvolto 103 persone a Nizza con l’obiettivo di valutare la bellezza dei soggetti.

Come si vede, l’obiettivo dei ricercatori è stato quello di ottenere una stima generalizzabile del comportamento delle persone di fronte a individui considerati belli e individui considerati meno belli. Come si può immaginare, i risultati degli esperimenti non hanno deluso le aspettative.

Essere considerati belli comporta dei privilegi?

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Secondo lo studio, sì: essere considerati belli comporta dei privilegi. L’approccio impiegato negli esperimenti ha portato a rilevare come le persone considerate più “belle” fossero percepite come più affidabili, che lo fossero o meno. In più, i ricercatori hanno notato come nel mercato del lavoro contemporaneo la bellezza offra vantaggi economici significativi, e non soltanto nel mondo dello spettacolo come potremmo essere tentati di pensare.

L’estetica influenza la percezione dell’intelligenza e della capacità di leadership dei soggetti, portando a migliori prospettive di carriera. Come nell’ideale greco classico della kalokagathia, essere considerati belli vuol dire automaticamente essere considerati buoni. O, per meglio dire, degni di fiducia da parte degli altri e maggiormente meritevoli, a prescindere che ciò sia vero non considerando l’aspetto estetico dell’individuo.

Le prospettive dello studio: davvero la bellezza è un vantaggio?

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Sembra esserci una correlazione tra percezione della bellezza e percezione dell’affidabilità di una persona, un aspetto completamente slegato dal comportamento concreto. Infatti, la correlazione individuata dai ricercatori non dà soltanto ulteriore sostanza al luogo comune, ma mette in guardia anche le persone sui rischi di una percezione poco consapevole. Un esempio classico è quello della ricerca di lavoro: una foto in un curriculum non dovrebbe influenzare la possibilità di ottenere un impiego, eppure lo fa.

Essere consapevoli di questi pregiudizi è fondamentale nelle decisioni che devono valutare il grado di affidabilità di una persona. Nell’ambito lavorativo è possibile rendere anonimi i curriculum degli aspiranti, ma in altri settori? La decisione non è così semplice, e di certo non può essere affidata a qualcuno solo perché è di bell’aspetto. O forse sì?