Cosa vuol dire davvero SOS: le origini del segnale universale di soccorso


Ci sono aspetti del nostro quotidiano che diamo per scontati e utilizziamo senza grandi riflessioni. Alcuni esempi sono i colori dei semafori, il lato di guida e la larghezza dei binari del treno. Una delle storie più affascinanti è tuttavia quella che riguarda il segnale universale di richiesta di soccorso, il famoso SOS. Tutti lo conosciamo, ma cosa vuol dire davvero e perché proprio SOS? Spoiler: non è una sigla.
I primi segnali di soccorso moderni

Pexels
Come per quasi tutte le innovazioni dell’era contemporanea, anche per capire da dove arriva il segnale SOS dobbiamo tornare al periodo fra la fine del 19° secolo e l’inizio del 20°. Fra Ottocento e Novecento, infatti, le navi iniziano a impiegare le macchine radiotelegrafiche e quindi emerge la necessità di individuare un segnale universale per richiedere soccorso. Inizialmente, diverse organizzazioni e Paesi utilizzano segnali interni: la Marina degli Stati Uniti utilizza NC, mentre la Marconi Company impiega CQD.
La presenza di diversi segnali però genera confusione e ostacola le comunicazioni di emergenza fra navi di compagnie o Paesi diversi. Gli sforzi di trovare un segnale condiviso culminano nella proposta di SOS, un segnale universale che però non è legato ad alcuna lingua, bensì direttamente al Codice Morse.
Da dove arriva il segnale universale di richiesta di aiuto, SOS

Unsplash
Dopo le sperimentazioni dei primi anni di radiotelegrafia a bordo delle navi, si rende necessario un segnale univoco e universale per le richieste di soccorso. L’occasione è la Convenzione internazionale del telegrafo senza fili, che si tiene a Berlino nel 1906. Tutti i segnali proposti da Marconi risultano fin troppo complicati, anche più delle diverse varianti ancora utilizzate dalle marine. A questi viene preferito il tedesco SOS, che però non ha un significato in alcuna delle lingue naturali.
Infatti, SOS non è altro che una sequenza in Codice Morse di tre punti, tre linee e tre punti. Un segnale semplice e universale, veloce da inviare in caso di necessità e facilmente comprensibile da tutti. Il fatto che la sequenza corrispondesse alle lettere S e O nel Codice Morse porta all’adozione del termine SOS per comodità. Ma la parola ha un significato soltanto se la consideriamo slegata dal linguaggio naturale.
Quindi SOS non significa nulla?

Unsplash
Tecnicamente no: SOS non significa nulla nelle lingue naturali ma, con la mediazione del Codice Morse, ha assunto un significato universale. Oggi SOS è quindi il segnale universale di richiesta di soccorso, conosciuto da tutti e utilizzato ogniqualvolta sia necessario. Allo stesso tempo, però, SOS è anche un acronimo inverso, ossia una sigla della quale a posteriori si ricostruisce il significato.
Negli anni infatti a SOS sono stati attribuiti tantissimi significati diversi. In inglese è stato spesso comunicato come Save Our Ship e Save Our Soul - salvate la nostra nave o salvate la nostra anima - mentre in italiano molti lo intendono come Subito Occorre Soccorso. Si tratta di semplificazioni, riduzioni alla lingua naturale di un segnale pensato per essere universale a prescindere dai suoi significati particolari. E ancora oggi unico nel suo genere.