Licenzia tre dipendenti in smart working per le troppe assenze: come ha fatto a scoprirlo?
Lo smart working rappresenta un’opportunità senza precedenti per migliorare l’equilibrio tra vita professionale e personale, ma allo stesso tempo comporta delle sfide. Oltre ai cambiamenti allo stile di vita del lavoratore, adottare il lavoro da remoto richiede anche un solido rapporto di fiducia tra datori di lavoro e dipendenti. Se questo manca, possono sorgere problemi potenzialmente gravi, come avvenuto di recente un’azienda australiana, dove lo smart working ha portato al licenziamento di tre dipendenti. E non è l’unico caso.
Smart working, il lavoro del futuro?
Unsplash
Adottare il lavoro da remoto può portare a vantaggi significativi sia per i lavoratori sia per le aziende. In quest’ultimo caso, infatti, le aziende possono risparmiare sui costi per l’affitto dei locali e sulle attrezzature da impiegare in ufficio. Allo stesso tempo, un modello da remoto permette ai datori di lavoro di attrarre talenti anche dal resto del mondo. Bisogna tuttavia considerare anche gli svantaggi, ossia la mancanza di una comunicazione più diretta e di collaborazione fra i dipendenti.
Proprio i dipendenti possono usufruire dei vantaggi dello smart working, almeno secondo quanto si dice quando il modello viene adottato. C’è infatti una maggiore flessibilità e i pendolari devono passare meno tempo imbottigliati nel traffico o sui mezzi pubblici. Insomma: il lavoro da remoto può in teoria migliorare l’equilibrio tra vita professionale e personale, per non parlare del risparmio economico. Non sempre però è così. Innanzitutto, il risparmio economico è relativo e in parte si sposta sull’energia elettrica domestica. In secondo luogo, isolamento sociale e difficoltà di concentrazione sono comuni per i lavoratori da remoto. Infine, non sempre si riesce ad equilibrare la propria vita professionale con quella personale, talvolta anche per ingerenze da parte della dirigenza.
Datore di lavoro licenzia tre dipendenti in smart working in Australia
Non sapremo mai davvero se i dipendenti di un’azienda australiana, in tutta probabilità di assistenza e call center, abbiano riscontrato queste difficoltà nel lavoro da remoto. Quello che sappiamo, come riportato da diverse testate locali, è che un datore di lavoro ha ricevuto conferma dei suoi sospetti su tre dipendenti. Di conseguenza, ha deciso di licenziarli in tronco.
Già da tempo questo datore di lavoro sospettava che lo staff avesse preso lo smart working in modo molto più comodo rispetto agli accordi. Per cercare di saperne di più, ha quindi iniziato a monitorare i registri delle chiamate, le risposte alle email e i contributi alla chat di lavoro. Queste le sue parole:
L’intervallo tra le chiamate ha iniziato ad allungarsi. Invece di una chiamata ogni 15 minuti, la chiamata avveniva ogni 20 minuti e poi ogni mezz’ora. E poi ci sono intervalli di circa 2 ore senza che accada nulla: ciò dimostra che il personale è assente.
Fiducia e controllo nel lavoro da remoto
Unsplash
Il caso ha sollevato diverse polemiche per il tipo di controllo che i datori di lavoro esercitano sui loro dipendenti e, allo stesso tempo, per il grado di fiducia necessario fra azienda e lavoratori perché lo smart working possa funzionare. Da una parte, infatti, potremmo essere tentati di vedere nei controlli del datore una violazione della privacy. Dall’altra parte, i dipendenti licenziati non stavano svolgendo il loro lavoro come previsto. Un caso simile ha riguardato una consulente assicurativa, licenziata perché il software aziendale di controllo non aveva registrato battiture sulla tastiera.
L’uso di software di controllo si inserisce quindi nella tensione tra fiducia e controllo che già esiste nell’ambito dello smart working. Il lavoro da remoto infatti può offrire molti vantaggi, ma richiede un’attenta valutazione delle potenzialità e dei rischi. Fra la privacy dei lavoratori e una politica del controllo, è più importante garantire un ambiente di lavoro equo e trasparente, così da risolvere il problema alla radice. Ed evitare che accadano fatti spiacevoli, o che si prendano decisioni irreversibili.