A cosa serve il solfeggio e perché è importante se stai iniziando a studiare musica

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di Gianmarco Bonomo

15 Maggio 2024

Iniziare a studiare uno strumento musicale spesso vuol dire iniziare con la teoria della musica e, di conseguenza, imparare il solfeggio. Di fronte a questo compito, molti studenti si chiedono perché dovrebbero mai farlo e quale sia l’utilità del solfeggio. La domanda è legittima e fa il paio con una delle pratiche musicali più difficili, che tuttavia gioca un ruolo essenziale per chiunque voglia imparare a suonare uno strumento. Vediamo allora a cosa serve il solfeggio e perché è importante se stai iniziando a studiare musica.

Cos’è il solfeggio?

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Il solfeggio è una pratica musicale che ha l’obiettivo di insegnare a leggere e scrivere la musica. Si tratta quindi di una pratica fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi a uno strumento musicale e, infatti, per anni il solfeggio è stato considerato alla stregua di un prerequisito. Quando si parla di solfeggio si dovrebbe tuttavia specificare di che tipo, dal momento che esistono:

  • solfeggi parlati, ossia dove ci si concentra sulla lettura delle note senza associarle a suoni, ma seguendo il tempo e con la giusta durata;
  • solfeggi cantati, ossia dove bisogna cantare le note e quindi associare al simbolo sullo spartito un suono, sempre seguendo il tempo e la durata;
  • dettati ritmici e melodici, ossia esercizi di trascrizione di frasi musicali che servono ad affrontare configurazioni musicali più complesse.

L'introduzione del solfeggio all'inizio del percorso musicale di uno studente può presentare delle sfide, dal momento che richiede l'apprendimento di concetti astratti e di un nuovo linguaggio. Se conoscere il solfeggio è consigliabile, sovraccaricare gli studenti potrebbe anche portare a una minore passione verso la musica.

A cosa serve il solfeggio?

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Entrambi i tipi principali di solfeggio che abbiamo menzionato, parlato e cantato, sono molto utili quando ci si avvicina alla musica. A dispetto della loro difficoltà, infatti, studiarli permette di ottenere una solida base teorica e una prima esperienza pratica con le note. Nello specifico:

  • Il solfeggio parlato insegna la musica senza la necessità di cantare, enfatizzando quindi le note, il ritmo e la teoria musicale. Per questa ragione viene utilizzato come preparazione all’apprendimento di uno strumento, in quanto aiuta la concentrazione e la disciplina.
  • Il solfeggio cantato coinvolge invece l’intonazione delle note e permette una comprensione più profonda della teoria musicale. In più, aiuta anche nel potenziamento della memoria musicale e nello sviluppo dell’orecchio melodico.

Entrambe le pratiche sono necessarie, ciascuna a suo modo, per imparare la musica. Eppure, il solfeggio rappresenta insieme gioia e tormento degli studenti: pur necessario, molti finiscono per detestarlo a causa della sua complessità. Ma perché?

Perché il solfeggio è così difficile?

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La difficoltà percepita del solfeggio può derivare da diversi fattori, tra cui la sua natura astratta, l'utilizzo di un linguaggio specifico e metodi di insegnamento tradizionali che non sempre si adattano alle esigenze individuali degli studenti. Tuttavia, con un approccio didattico più moderno e coinvolgente, questa pratica può essere resa più accessibile e piacevole. Non che manchino approcci innovativi all’insegnamento della musica, benché spesso meno praticati.

In conclusione, il solfeggio non è soltanto una pratica estremamente complessa per chi inizia a studiare uno strumento. Pur rappresentando una base fondamentale per comprendere ed eseguire la musica, è importante non dimenticare l’importanza di una comprensione più naturale e intuitiva. E non è detto che i due approcci siano così contraddittori.