Ecco perché la maggior parte dei mammiferi ha cinque dita: la risposta viene da lontano

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di Gianmarco Bonomo

13 Maggio 2024

Che siano lunghe e affusolate o corte e tozze, le dita di una mano sono sempre cinque. Gli esseri umani hanno cinque dita per mano, una caratteristica che condividono con tutti gli altri mammiferi. Si tratta di una somiglianza fin troppo precisa per essere frutto di casualità, ma allora perché tutti i mammiferi hanno cinque dita? E perché proprio cinque? Scopriamolo insieme!

Una questione evolutiva

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Per capire perché i mammiferi hanno cinque dita, è necessario partire dalle zampe, letteralmente. Infatti, i mammiferi fanno parte del gruppo più ampio dei Tetrapoda, una superclasse a cui appartengono anche anfibi, rettili e uccelli. A vedere attentamente questi animali, possiamo già accorgerci di alcune somiglianze: tutti i mammiferi, per esempio, hanno cinque dita, e lo stesso si può dire per le loro varianti marine, come balene e foche. Insomma: i mammiferi hanno cinque dita, caratteristica riscontrabile anche in altri gruppi, almeno allo stato embrionale.

Si tratta quindi di una questione evolutiva: il processo di sviluppo delle dita è guidato dai geni Hox, regolatori che controllano la corretta posizione delle parti del corpo durante lo sviluppo embrionale. In particolare, pare che l’evoluzione delle dita risalga a circa 360 milioni di anni fa, quando i primi animali tetrapodi svilupparono fino a otto dita per zampa. Ma come si è arrivati a cinque dita?

Animali polidattili e pentadattili

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Se i tetrapodi oggi iniziano il loro sviluppo con cinque dita - è il caso degli uccelli per esempio - deve trattarsi di un tratto ereditato da un antenato comune. Trovare prove certe di questa evoluzione non è semplice, ma al momento non disponiamo di una spiegazione migliore.

Se questa spiegazione chiarisce come sia possibile che tutti i tetrapodi inizino lo sviluppo con cinque dita per zampa, allo stesso tempo non spiega il perché. Magari si è trattato di una mutazione vincente che man mano è diventata stabile, oppure rappresenta un caso davvero straordinario di convergenza evolutiva. D’altronde, oggi non esistono animali polidattili: il modello a cinque dita per zampa fa ormai parte dei tetrapodi, dei mammiferi, degli esseri umani. Ma perché?

Perché abbiamo cinque dita?

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Non è semplice rispondere: la domanda appare banale, ma la risposta richiede di prendere in esame la nostra storia evolutiva. Questa storia non è soltanto nostra, in quanto specie, ma riguarda la transizione che ha portato dalle pinne dei pesci alle dita dei vertebrati terrestri.

Si tratta di una questione tutto fuorché semplice, e per questo un team di ricercatori canadesi ha cercato di capire perché abbiamo cinque dita. In uno studio pubblicato su Nature, gli scienziati hanno identificato i geni hoxa13 e hoxd13 come regolatori della formazione della dita. Poi, hanno notato come la differenza fondamentale non riguardi tanto la presenza di nuovi geni, quanto l’attivazione differenziata dei geni esistenti. In pratica, è bastato attivare nei topi la medesima regolazione presente nei pesci per ottenere animali con sette dita.

Si tratta di una condizione molto simile a quelle dei nostri antenati tetrapodi e, in un certo senso, i risultati della ricerca fanno qualche passo avanti nella comprensione del mistero. Possiamo finalmente svelare perché abbiamo cinque dita, quindi? Ecco, non proprio: al momento però abbiamo almeno capito perché non ne abbiamo sette.