400 mila specchi che puntano la luce del sole su 3 torri: questa fabbrica solare è da record ma ad un costo

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di Gianmarco Bonomo

01 Giugno 2024

La centrale solare di Ivanpah, con gli specchi che riflettono la luce solare verso le torri centrali
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La corsa alla transizione energetica e alle fonti rinnovabili ha catalizzato l’attenzione di tantissimi Paesi del mondo, e per delle ottime ragioni. Eppure, non è detto che si tratti sempre della strada giusta da percorrere, se non altro per via di alcuni effetti sull’ecosistema e sull’ambiente. Uno dei casi più emblematici è rappresentato dalla centrale solare di Ivanpah, costruita nel deserto del Mojave in California. Si tratta di un impianto di quasi 13 chilometri quadrati che, tuttavia, ha un impatto sull'ecosistema in cui si trova non trascurabile. Come ci si poteva aspettare. 

 

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La centrale solare di Ivanpah: un progetto imponente e innovativo

A vedere la centrale solare di Ivanpah, quasi non ci si crede: migliaia di specchi, ciascuno grande quanto la porta di un garage per auto, sono disposti su un campo di quasi 13 chilometri quadrati. Rispetto alle normali solar farms, quindi, in questo caso non abbiamo distese di pannelli solari pronti a generare energia pulita, bensì degli specchi che hanno un compito ben preciso.

Infatti, questi specchi seguono il percorso del sole e riflettono i suoi raggi su tre gigantesche torri, ciascuna alta 140 metri. L’energia solare così convogliata può quindi mettere in funzione le caldaie che riscalderanno l’acqua, così da produrre il vapore che alimenta le turbine elettriche. Il funzionamento è tutto sommato quello che ci si aspetta da (quasi) tutte le centrali elettriche, ma è proprio l’estensione del parco e l’uso degli specchi a caratterizzare questa centrale innovativa.

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La centrale solare del suo genere più grande al mondo

Vista dall'altro della centrale solare di Ivanpah, nel deserto del Mojave in California

Craig Butz/Wikimedia Commons - CC BY-SA 4.0 DEED

In effetti, Ivanpah è la centrale solare più grande al mondo fra quelle che sfruttano l’energia solare concentrata per produrre energia elettrica pulita. Ma la sua portata innovativa non riguarda soltanto l'ampiezza del progetto quanto l’intero funzionamento, che fa uso di:

  • quasi 400 mila specchi parabolici, che vengono orientati grazie ad un sistema computerizzato per seguire il movimento apparente del sole e convogliare sempre la massima energia solare possibile;
  • tre torri alte 140 metri che fungono da ricevitori per la luce solare riflessa dagli specchi e assorbono il calore, capace di raggiungere temperature di oltre 550 °C;
  • una produzione continua di vapore acqueo, il cui scopo è azionare le turbine che produrranno energia elettrica, che poi si condensa in acqua ed è pronto a ricominciare il ciclo.

Insomma, la centrale solare di Ivanpah costituisce un progetto ambizioso e rivoluzionario per la transizione energetica. Con la semplice energia solare e un sistema di specchi è possibile produrre energia pulita e alimentare decine di migliaia di abitazioni. Con un ma, anzi più di uno.

Gli effetti della centrale di Ivanpah sull’ambiente

Mark Boster/Los Angeles Times

Immaginiamo la centrale solare di Ivanpah, che copre circa 13 chilometri quadrati nel deserto del Mojave, in California. Si tratta di un luogo che potremmo considerare arido e senza forme di vita, eppure anche il deserto ha il suo ecosistema e la sua biodiversità.

La presenza di centinaia di migliaia di specchi già da sola toglie spazio vitale a tantissime specie adattate per sopravvivere negli ambienti desertici, ma non è soltanto questo. Nonostante le misure adottate per proteggere la fauna, i raggi solari concentrati dagli specchi rischiano di ridurre sensibilmente le popolazioni di uccelli, che ci si ritrovano in mezzo. Cosa fare allora?

La risposta non è semplice, perché da una parte abbiamo la centrale a energia solare concentrata più grande al mondo: si tratta del sogno di molti, energia pulita per alimentare decine di migliaia di abitazioni senza emissioni.

Dall’altra parte abbiamo invece un ecosistema, un ambiente la cui protezione è proprio il fine ultimo della transizione energetica, che invece viene sacrificato in suo nome. Per queste ragioni, è fondamentale bilanciare la sostenibilità e la conservazione ambientale, a cominciare dalle più piccole specie animali. E a finire con il nostro stesso ecosistema, sempre più sul filo di un rasoio.

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