Ma perché i primati sono diventati così intelligenti? No, non c'entra la ricerca di cibo
Tra i mammiferi considerati più intelligenti in natura ci sono gli umani e i primati e il motivo è dovuto alla dimensione del cervello, più grande rispetto a quello degli altri. Ma come si è evoluto quello dei primati?
Gli animali più intelligenti trovano il cibo più facilmente?
Pixabay
La scienza e gli studi pregressi hanno trovato un forte collegamento tra le dimensioni del cervello e l'alimentazione di una specie: più un animale è intelligente, più sfrutta questa sua dote per procacciarsi il cibo in modo astuto ed efficace. Questo si traduce in un maggior apporto calorico, che a sua volta supporta il funzionamento di un cervello sviluppato e di dimensioni aumentate. Nello specifico, questa correlazione riguarda il consumo di frutta da parte di una specie animale, alimento dalle grandi potenzialità.
Le specie che hanno a disposizione vari tipi di frutti in ogni stagione dell'anno potrebbero avere più possibilità di incrementare il proprio cervello, che aumenterà quindi di dimensioni. Questa teoria è stata messa alla prova per la prima volta in un interessante studio svolto da Ben T.Hirsch, Roland Kays, Shauhin Alavi, Damien Caillaud, Rasmus Havmoller, Raffaele Mares e Margaret Crofoot.
Primati dal cervello grande che si nutrono di frutta
Essendo impossibile simulare in laboratorio l'habitat esteso e l'ampio spostamento di determinati animali per procacciarsi il cibo, i ricercatori hanno osservato direttamente sul posto i primati di Panama, che collega l'America centrale a quella meridionale, in un periodo di tre mesi in cui la frutta a disposizione per i mammiferi è relativamente limitata. Infatti, durante questo trimestre, l'unica scelta per gli animali che si nutrono di frutta sono gli alberi Dipteryx oleifera, che possono raggiungere un'altezza di 50 metri.
Mappando l'area con dei droni, il team ha potuto monitorare ogni albero di questa specie per capire la quantità di frutta a disposizione. Dopodiché, sono stati scelti animali con cervelli grandi e piccoli: nel primo caso, i primati composti dalle scimmie ragno e dai cebi cappuccini dalla faccia bianca, nel secondo due membri della famiglia del procione, i coati dal naso bianco e i coati dal naso bianco. Tutte e quattro le specie erano interessate ai frutti dei Dipteryx oleifera.
I ricercatori hanno monitorato gli spostamenti di quaranta singoli animali nel complesso, analizzando poi il momento in cui ogni animale si recava sull'albero e quanto tempo impiegava a nutrirsi, tramite rilevamenti GPS delle loro posizioni, ottenute attraverso dei collari.
L'intelligenza dei primati non c'entra col consumo di frutta
Holtocw/Wikimedia commons - CC BY-SA 4.0
Al netto del tempo trascorso a dormire sugli alberi, il team ha stimato la capacità del foraggiamento tra le specie calcolando la quantità del tempo trascorso sugli alberi ogni giorno, dividendola per la lunghezza del percorso effettuato per raggiungerli. I risultati, però, non sono stati quelli che si sarebbero aspettati: i primati non sono risultati i "più bravi" e veloci nel procacciarsi il cibo e questo mette in discussione l'ipotesi secondo cui l'evoluzione del cervello è collegata al consumo di frutta.
Per quale motivo i primati hanno cervelli più sviluppati, quindi? Secondo i ricercatori, una migliore memoria episodica potrebbe migliorare il loro foraggiamento, ma questa teoria non è stata provata. Tuttavia, hanno avanzato l'ipotesi che l'intelligenza potrebbe avere a che fare con l'uso degli strumenti per ricavare il cibo in modo più efficace nel proprio habitat. Non solo: il team suggerisce anche che le dimensioni del cervello dei primati potrebbero essere aumentate per far fronte ai complessi gruppi sociali in cui vivono. Future indagini, anche su altre specie intelligenti come corvi e delfini, potrebbero chiarire ulteriormente questo mistero dell'evoluzione.