Lo sviluppo dell'uva nel mondo si deve alla scomparsa dei dinosauri: scoperti semi fossili antichissimi

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di Francesca Argentati

02 Luglio 2024

Pixabay/Freepik

Se oggi possiamo sorseggiare del buon vino ottenuto dall'uva lo dobbiamo alla scomparsa dei dinosauri? La scoperta di un nuovo studio suggerisce che potrebbe essere proprio così.

Scoperti fossili di semi d'uva in Sud America

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A quanto pare, l'estinzione di massa dei dinosauri del Cretaceo-Paleogene ha avuto una conseguenza sull'uva: quella di aiutarla a diffondersi in tutto il mondo e diventare il frutto che oggi conosciamo e apprezziamo. In che modo? Il team di ricerca ha scoperto fossili di semi d'uva in Perù, Panama e Colombia. La loro datazione è compresa tra i 60 e i 19 milioni di anni fa.

Si tratta del più antico ritrovamento nel mondo occidentale di piante appartenenti alla famiglia dell'uva, offrendo preziose informazioni sulle origini e l'evoluzione di questo delizioso frutto. Nello studio i ricercatori hanno spiegato il collegamento tra la scomparsa dei giganti che governarono la Terra e lo sviluppo dell'uva. Fabiany Herrera, curatrice di paleobotanica presso il Negaunee Integrative Research Center del Field Museum, Chicago, ha spiegato: "Queste sono le uve più antiche mai trovate in questa parte del mondo, e sono di qualche milione di anni più giovani di quelle più antiche mai trovate dall'altra parte del pianeta."

La diffusione dell'uva dopo la scomparsa dei dinosauri

Semi fossili di Vitacee

Nature Plants

"Questa scoperta è importante", continua Herrera, "perché dimostra che dopo l'estinzione dei dinosauri, le uve hanno davvero iniziato a diffondersi in tutto il mondo." La frutta è costituita da tessuti molli, che difficilmente possono fossilizzarsi, ma è attraverso i semi, che si conservano maggiormente, che i paleobotanici possono ottenere informazioni sulle piante più antiche. I semi d'uva più datati di cui si ha conoscenza risalgono a 66 milioni di anni fa, periodo in cui un gigantesco asteroide colpì il nostro pianeta causando l'estinzione di massa, dove soltanto il 5% circa delle specie viventi sulla Terra sopravvisse.

A quel punto, le foreste subirono una profonda trasformazione, ripristinandosi con nuove piante. Mónica Carvalho, curatrice assistente presso il Museum of Paleontology dell'Università del Michigan, ha spiegato: "È noto che grandi animali, come i dinosauri, alterano gli ecosistemi circostanti. Riteniamo che se ci fossero stati grandi dinosauri che vagavano per la foresta, probabilmente avrebbero abbattuto alberi, mantenendo di fatto le foreste più aperte di quanto non lo siano oggi".

Le origini dell'uva Vitis in Sudamerica

Le foreste tropicali, comprese quelle del Sud America odierno, iniziarono a prosperare indisturbate, offrendo nuove opportunità allo sviluppo di determinate piante, che "iniziarono a usare viticci per arrampicarsi sugli alberi". Un'altra condizione favorevole alla diffusione dell'uva fu lo sviluppo di nuove specie di uccelli e mammiferi, che potrebbero aver contribuito al trasporto dei semi. Nel 2022, Herrera e Carvalho scoprirono il resto di un seme d'uva vecchio 60 milioni di anni nelle Ande della Colombia. Le successive indagini hanno portato alla scoperta di altri fossili d'uva, per un totale di nove specie, imparentate alla lontana con le uve native dell'occidente, dimostrando la resilienza e la capacità di adattamento di questo frutto.

Gregory Stull del National Museum of Natural History ritiene che questa nuova specie sia importante perché "supporta l'origine sudamericana del gruppo in cui si è evoluta la comune vite da uva Vitis." Il fossile è stato denominato Lithouva susmanii, che significa uva di pietra di Susman, come Arthur Susman, che incoraggia la paleobotanica del Sud America presso il Field Museum.