Scoperta una fonte di ossigeno oscuro in fondo all’oceano: potrebbe spiegare l’origine della vita

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di Gianmarco Bonomo

23 Luglio 2024

I noduli polimetallici che producono ossigeno nelle profondità dell'Oceano Pacifico

ROV KIEL 6000, GEOMAR/Wikimedia Commons - CC BY 4.0

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Senza l’ossigeno non esisterebbe vita sulla Terra, almeno da due miliardi e mezzo di anni a questa parte. Oggi sappiamo che i primi organismi a produrre ossigeno sono stati i cianobatteri e che, nel tempo, le piante si sono specializzate nella sua produzione mediante fotosintesi. Per avere ossigeno serve la luce solare, e pertanto non ci sono alghe in grado di produrlo nelle profondità marine, giusto? Ecco, sì e no: è vero che non ci sono piante negli abissi oceanici, ma allo stesso tempo i ricercatori hanno scoperto una produzione di ossigeno oscuro a partire da particolari minerali sui fondali. Vediamo come avviene questo processo e cosa vuol dire per l’origine della vita sulla Terra.

Scoperti minerali che producono ossigeno a 5000 metri di profondità

La vita anaerobica, ossia senza ossigeno, non è certo sconosciuta: per esempio, la si trova in alcune profondità marine come la città perduta di Lost City. In fondo all’oceano, insomma, è più strano trovare meccanismi di produzione dell’ossigeno che non riguardano le piante. Eppure, un team internazionale di ricercatori ha scoperto che nei fondali oceanici ci sono particolari minerali metallici in grado di scindere l’acqua di mare in idrogeno e ossigeno. Queste le parole di Andrew Sweetman della Scottish Association for Marine Science:

Serviva ossigeno perché la vita aerobica potesse avere inizio sul pianeta, e abbiamo sempre ritenuto che questa fornitura fosse iniziata con gli organismi fotosintetici. Ma ora sappiamo che c’è un ossigeno prodotto nelle profondità marine, dove non c’è luce.

Insomma, si tratterebbe di un “ossigeno oscuro” proprio perché prodotto non grazie alla fotosintesi clorofilliana e alla luce solare ma ad altri processi chimici che avvengono letteralmente dove non batte il Sole.

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Le “geobatterie” nascoste sul fondale degli oceani

Goodfon

Come rileva il team di scienziati nello studio pubblicato sulla rivista Geoscience, a produrre l'ossigeno sono particolari noduli polimetallici che si formano sul fondale oceanico. Si tratta di formazioni che contengono metalli come nichel, rame, cobalto, litio e manganese, ossia materiali comunemente utilizzati nella realizzazione delle batterie elettriche. E proprio di “geobatterie” parlano Sweetman e i suoi colleghi, che hanno scoperto la produzione di ossigeno nella zona Clarion-Clipperton in mezzo all’Oceano Pacifico.

In effetti, i ricercatori hanno scoperto come la combinazione di ruggine e acqua salata possa generare energia elettrica. E bastano soltanto 1,5 volt per dividere l’acqua di mare in idrogeno e ossigeno, come dimostrato in un esperimento: in pratica, la tensione di una classica batteria stilo. I noduli metallici nelle profondità dell’oceano fungono proprio da batterie, o meglio “geobatterie”, per la produzione di ossigeno.

Origine della vita aerobica e sfruttamento minerario: le prospettive della scoperta

La scoperta fatta dai ricercatori punta in due direzioni diverse. La prima è quella del passato, e oltre due miliardi e mezzo di anni fa, ossia all’origine della vita aerobica. Se davvero anche le rocce possono produrre ossigeno, chi ci dice che non siano anch’esse le responsabili dell’origine della vita sulla Terra per come la conosciamo adesso?

Allo stesso tempo, la seconda direzione è quella del futuro e dello sfruttamento minerario. I noduli polimetallici che producono ossigeno oscuro potrebbero contribuire alla realizzazione di batterie per decenni su scala globale, ma è davvero una buona idea? Da una parte, lo studio è stato in parte finanziato dalla compagnia The Metals Company che intende estrarre i noduli. Dall’altra parte, l’estrazione mineraria nelle profondità del mare ha portato a diversi problemi agli ecosistemi oceanici. Incluso uno intento a produrre l'ossigeno che respiriamo da tantissimo tempo.

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