Un nuovo studio suggerisce una nuova datazione per la Sindone di Torino ed è un colpo di scena

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di Gianmarco Bonomo

02 Settembre 2024

Immagine della Sindone di Torino con, a destra, la rielaborazione in seguito all'applicazione di filtri digitali

Dianelos Georgoudis/Wikimedia Commons - CC BY-SA 3.0

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Tutti conosciamo la Sindone di Torino, il celebre lenzuolo di lino che secondo la tradizione religiosa avrebbe accolto le spoglie di Gesù dopo la crocifissione. Nel corso degli anni, tantissimi studi hanno cercato di capire se si tratta del vero sudario di Cristo oppure se il lenzuolo è soltanto un falso, magari antico ma di certo non divino. Di recente, due ricerche potrebbero aver aggiunto un tassello alla comprensione di questo reperto: la Sindone di Torino potrebbe essere vera, o per lo meno avere 2000 anni. Vediamo com’è possibile!

La Sindone di Torino: reperto millenario o falso medievale?

La Sindone di Torino è un tessuto di lino lungo circa 4,4 metri e largo circa un metro, in cui è impressa l’immagine di un uomo. Se per la tradizione religiosa si tratta del lenzuolo in cui sarebbe stato deposto Gesù, la comunità scientifica ha sempre guardato con una certa diffidenza al reperto. Lungi dal rappresentare la prova tangibile del racconto dei vangeli, quindi, la Sindone di Torino costituisce comunque un oggetto da studiare in modo rigoroso.

Molto conosciuto è, a questo proposito, uno studio del 1988 in cui viene eseguita una datazione al radiocarbonio del lenzuolo. Tre diversi laboratori hanno condotto tre test indipendenti sui campioni, cercando di ottenere una datazione quanto più attendibile: secondo i risultati, la Sindone di Torino risale a un periodo compreso fra il 1260 e il 1390. Si tratta di una datazione compatibile con le prime notizie storiche sul lenzuolo, che risalgono al 1354: insomma, la Sindone non sarebbe un reperto millenario ma un falso medievale. Un lenzuolo antico, certo, ma non quanto lo si vorrebbe.

 

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Il nuovo studio sulla Sindone di Torino

Foto a lunghezza completa della Sindone di Torino

Giuseppe Enrie, 1931 - Public Domain

Un recente studio pubblicato sulla rivista Heritage nel 2022, potrebbe tuttavia confutare la datazione al radiocarbonio riportata nello studio del 1988. Infatti, i ricercatori italiani hanno utilizzato una tecnica di datazione avanzata definita Wide Angle X-Ray Scattering o WAXS, che misura l’invecchiamento naturale della cellulosa di lino in base alla temperatura e all’umidità. Secondo le nuove analisi, la Sindone avrebbe circa 2000 anni, in netto contrasto con la precedente datazione medievale, e invece in accordo con la tradizione religiosa. Queste le parole dei ricercatori:

Il grado di invecchiamento naturale della cellulosa del campione indagato ha mostrato che il tessuto è molto più antico dei sette secoli proposti dalla datazione al radiocarbonio del 1988. I risultati sperimentali sono compatibili con l’ipotesi che sia una reliquia di duemila anni, come supposto dalla tradizione cristiana.

La veridicità di questi risultati dipende però dal fatto che la Sindone sia stata mantenuta a livelli adeguati di temperatura media e umidità relativa per i 7 secoli di storia che conosciamo, oltre ai 13 secoli di storia che ignoriamo.

Nuove analisi, nuovi indizi

Di recente uno degli autori dello studio del 2022 è tornato sulla questione della Sindone, con nuove analisi e nuovi indizi sulla natura del reperto. Nel suo articolo pubblicato sulla rivista Archives of Hematology Case Reports and Reviews, il prof. Giulio Fanti si concentra sui campioni prelevati dalla Sindone, con dei risultati che aggiungono elementi alla ricerca della verità. Le analisi mostrano infatti la presenza di emoglobina e di due diversi tipi di tracce biologiche, segno che sulla Sindone non sono stati usati pigmenti o inchiostri, ma che le tracce sarebbero legate a reali versamenti di due individui.

Insomma, sembra che ancora sia presto per mettere la parola fine alla questione della Sindone di Torino e della sua autenticità. Per alcuni continua a trattarsi di un falso medievale, per altri di un reperto millenario, per altri ancora di una vera e propria reliquia. D’altronde, si tratta di un mistero che ormai dura da 700 anni… o forse ancora di più.

 

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