Il ritorno del bovino uro, il toro estinto quattro secoli fa che aiutò lo sviluppo della civiltà
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Non abbiamo mai potuto vedere un bovino uro, antenato dei tori e delle mucche di oggi. O, perlomeno, non uno "originale".
Questa antica creatura sta infatti tornando a "nuova vita" grazie alla scienza. Una scelta dovuta alla volontà di salvaguardare l'ecosistema.
In che modo? Per scoprirlo, dobbiamo tornare indietro di moltissimi anni e conoscere la sua storia.
La storia dell'uro, enorme bovino estinto
L'uro selvatico, nome scientifico Bos taurus primigenius, era una gigantesca mucca che abitò l'Asia, l'Europa e il Nord Africa per circa due milioni di anni.
Questo animale oggi estinto ha avuto un ruolo cruciale nel nostro passato, come dimostrano le incisioni rupestri risalenti al Pleistocene e la mitologia greca.
Nella totalità delle antiche culture, l'uro era un bovino considerato simbolo di forza e un vero trofeo per coloro che riuscivano a catturarlo.
Sebbene fosse predato dall'uomo, si rivelò un enorme alleato per la civiltà e il suo sviluppo circa diecimila anni fa: grazie alla sua addomesticazione fu possibile incrementare le risorse, l'agricoltura e i trasporti in India, Turchia ed Egitto.
In Europa, questo animale era fondamentale e le sue dimensioni erano di poco inferiori a quelle di un elefante, stando ai racconti di Giulio Cesare: pesava una tonnellata e raggiungeva un'altezza di 1,80 cm.
Il colore del muso era chiaro e le possenti zampe erano strutturate per coprire lunghi percorsi, mentre le corna ricurve, spesse 18 cm e lunghe oltre un metro, non gli impedivano di essere piuttosto agile per difendersi dai lupi.
Quando si estinse l'uro, antenato dei bovini moderni?
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Questi animali si nutrivano di erbe e fogliame e sapevano adattarsi ai diversi habitat europei, fatta eccezione per le foreste boreali.
Le mandrie potevano comprendere fino a 30 esemplari e la durata media della loro esistenza era di circa 30 anni.
Tra le tre tipologie di uro, indiano, eurasiatico e nordafricano, si ritiene che sia il secondo l'antenato dei bovini europei moderni.
Nel XIII secolo, la specie era già in pericolo a causa dell'uomo, fino all'estinzione nel 1627. L'ultima piccola mandria si trovava in una riserva di caccia reale a Jacktorów, una foresta in Polonia.
Tuttavia l'uro, mammifero più grande d'Europa i cui reperti fossili più datati risalgono a 700.000 anni fa, è tornato. In che modo? Proprio come i mammut, anche gli antenati dei tori che modellarono il nostro paesaggio possono avere una "seconda possibilità".
I primi umani capirono l'utilità dell'uro in termini di sussistenza, dando vita ad allevamenti che hanno portato alle mucche odierne. L'uomo di oggi ha compreso l'importanza di reintrodurre questa creatura in natura per la biodiversità.
Ed è proprio a questo scopo che sono arrivati i taurus, allevati per assomigliare proprio agli antichi uri estinti.
L'arrivo dei taurus: una mandria sarà ospitata in Scozia
I "nuovi" uri potrebbero essere accolti in una tenuta nei pressi di Loch Ness, in Scozia.
L'ente di beneficienza Trees for Life di Findhorn si è proposta di ospitare una mandria a Dundreggan, reintroducendo per la prima volta questi animali nel Regno Unito dopo l'età del bronzo.
I taurus sono già stati introdotti nella valle del Côa, in Portogallo, dall'organizzazione Rewilding Portugal, oltre che in Croazia, Spagna e Repubblica Ceca. Lo scopo della Trees for Life è di accogliere 15 esemplari dai Paesi Bassi entro il 2026.
L'obiettivo, spiega il direttore Steve Micklewright, è quello di apprendere dal passato e volgere lo sguardo alla tutela degli habitat naturali:
"Introdurre i tauros, simili agli uri, nelle Highlands quattro secoli dopo la loro estinzione riempirà una nicchia ecologica vitale ma vuota, consentendoci di studiare come questi straordinari bovini selvatici possano essere un potente alleato per affrontare le emergenze naturali" ha affermato.
Il ritorno dell'uro può inoltre aiutare altre specie a prosperare: brucare e calpestare il terreno offre nuove occasioni alla germinazione e al rifugio di piccoli animali.
Insomma, secondo gli esperti, l'animale adatto ad aiutarci a ripristinare numerosi problemi ecologici è proprio lui.
Per riuscirci, la scienza si è rivolta al back-breeding: i geni degli uri sono ancora vivi nei bovini moderni e l'incrocio fra quelli più simili agli antenati estinti è la chiave.
I primi tentativi risalgono agli anni Venti con i bovini Heck, nati in Germania, seguiti dai bovini Highland, ma il programma Tauros, con sede in Olanda, continua e ha grandi progetti per il prossimo ventennio.