Il babirussa è l’unico suino al mondo con delle “zanne da cervo”, ma oggi rischia la sopravvivenza

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di Gianmarco Bonomo

04 Novembre 2024

Un babirussa annusa il terreno in cerca di cibo

Masteraah/Wikimedia Commons - CC BY-SA 2.0 DE

Fra le specie di animali più strane e particolari c’è senza dubbio il babirussa, maiale selvatico che vive in Indonesia e ha un aspetto decisamente singolare.

Il babirussa non è certo noto per la sua eleganza, eppure si tratta di un animale molto affascinante anche grazie a una sua particolare caratteristica.

Questo suino selvatico, infatti, è l'unico animale al mondo le cui zanne perforano la carne e la pelle del muso durante la crescita. Scopriamo di più su questa creatura, e sulle sfide che deve affrontare oggi.

La storia del Babirussa, cervo maiale indonesiano

È innegabile che la caratteristica più nota del babirussa siano le sue zanne che perforano il muso e crescono verso l’alto, incurvandosi verso la testa.

La loro somiglianza con le corna di un cervo non è passata inosservata, tanto che il nome “babirussa” significa proprio “cervo maiale” nella lingua malese.

Prima di capire a cosa servono le zanne del babirussa e perché crescono in modo così singolare, dobbiamo concentrarci su un’altra particolarità: la sua storia evolutiva.

Benché faccia parte della famiglia dei suidi, infatti, questo suino alto circa 60 centimetri e largo circa 90, si è distaccato dalla linea che avrebbe portato ai maiali fra 26 e 12 milioni di anni fa.

A causa dell’innalzamento del livello del mare, le isole indonesiane sono state separate dal resto dell’Asia, contribuendo all’isolamento del babirussa. Oggi infatti vivono tre specie diverse, tutte in Indonesia:

  • Babyrousa babyrussa, ricoperta di pelo dorato e nativa di Buru e Sula, due isole dell'arcipelago indonesiano;
  • Babyrousa celebensis, la più conosciuta, con un manto marrone-grigio e originaria dell’isola di Sulawesi;
  • Babyrousa togeanensis, che come suggerisce il nome vive nelle isole Togian, caratterizzata dall’assenza di peluria.

Tecnicamente esiste anche una quarta specie, Babyrousa bolabatuensis, ma purtroppo oggi viene considerata estinta. Un destino che, come vedremo, potrebbe anche riguardare le altre tre.

Una vita quotidiana nella foresta pluviale

Il naturale habitat del babirussa è la foresta pluviale delle isole indonesiane.

Qui, fin da cucciolo si nutre di erbe, bacche e ghiande. Quando possibile, anche di larve di insetti: una indispensabile fonte di proteine.

Proprio il suo apparato digerente ha costituito per lungo tempo un punto interrogativo. Diversamente dagli altri suini, infatti, il babirussa ha un sistema digerente a due camere molto simile a quello degli ovini, senza dubbio una conferma del suo antico lignaggio.

Per cercare le foglie e i frutti di cui si nutre, il babirussa scava nel terreno con le zampe anteriori come farebbe un cinghiale. Inoltre, può anche alzarsi “in piedi” su quelle posteriori, a seconda delle sue necessità alimentari.

E le zanne?

A cosa servono le zanne del babirussa?

Due babirussa allo zoo di Singapore, con le caratteristiche zanne in primo piano

Terence Ong/Wikimedia Commons - CC BY-SA 3.0

Come dicevamo, le zanne del babirussa rappresentano la sua caratteristica più nota, e per delle ottime ragioni.

A differenza della maggior parte dei suini, infatti, i suoi canini superiori non si sviluppano verso il basso ma emergono dal muso, perforando la carne e la pelle per poi incurvarsi verso la fronte.

Si tratta di denti molto lunghi che continuano a crescere nel corso della vita del babirussa, ma sulla cui funzione ci sono ancora dei dubbi.

È certo che le zanne del babirussa si siano evolute con funzioni di difesa e per il combattimento fra maschi, ma oggi?

Oggi non è più questo il loro scopo, visto anche il modo in cui si incurvano verso la fronte, ma potrebbero avere una funzione nei rituali di accoppiamento.

I rapporti con l’uomo e il rischio di estinzione

Il rapporto fra uomo e babirussa è sempre stato complesso. Ci sono testimonianze rupestri di questi suini che risalgono a quasi 40 mila anni fa, e alcune popolazioni locali hanno anche tentato di addomesticarli, con scarsi risultati.

Allo stesso tempo, la crescente deforestazione minaccia l’habitat del babirussa, sottraendo spazio vitale e risorse alimentari per la sua sopravvivenza. Per non parlare del bracconaggio, dovuto come spesso accade alla domanda di zanne sul mercato nero.

Ad oggi, infatti, il babirussa è un animale raro che rischia l’estinzione: una delle specie registrate è già considerata estinta, e le altre potrebbero presto seguire.

Insomma, conoscere e tutelare il babirussa è fondamentale per preservare la biodiversità ma anche per valorizzare la storia naturale e culturale dell’Indonesia. Nonché l’esistenza di un maiale selvatico dall’aspetto bizzarro, ma comunque straordinario.